Relazioni tossiche: come riconoscerle e come gestirle

Ciao a tutti e benvenuti in questo mi nuovo video – articolo. Oggi vi voglio parlare di relazioni tossiche. Cercherò di spiegare come fare a riconoscerle e come gestirle.

relazioni tossiche

Introduzione

Che cosa si intende per relazioni tossiche? Cercherò di darne una definizione in base alla mia esperienza come psicologo e psicoterapeuta. In generale una relazione può definirsi tossica quando è una relazione dove non riusciamo ad essere noi stessi, cioè la nostra soggettività, le nostre particolarità, la nostra libertà non sente di potersi esprimere, quindi non ci sentiamo liberi di portare in questa relazione i nostri pensieri e bisogni (emotivi e pratici) o perché diventiamo troppo passivi (ad esempio se ci mettiamo nella posizione di vittima) e ci reprimiamo, oppure se diventiamo troppo aggressivi, troppo impositivi.

Quindi una relazione diventa tossica quando ciascuno dei due è di ostacolo alla crescita psicologica dell’altro. Infatti è importante ricordare che si tratta di una dinamica psicologica e quindi sono entrambi gli individui che si comportano in modo da rendere tossica la relazione.

Riattivare traumi del passato

Se mi rendo conto di impedire al mio partner o alla mia partner di avere ad esempio altre relazioni e amicizie, interessi al di fuori della coppia, perché magari sono troppo geloso, questo è segno di possibile tossicità all’interno del rapporto.

Un partner diventa tossico quando riattiva vecchie ferite psicologiche nell’altro partner, cioè quando riattiva traumi del proprio passato. Traumi è una parola che può essere usata sia per situazioni vissute nell’infanzia apparentemente non gravi che però hanno segnato la nostra psiche ( es: un genitore che spesso mi svalutava e mi faceva sentire sbagliato o inadeguato) sia rispetto a situazioni vissute nell’infanzia molto forti e intense, i cosiddetti traumi da shock (es: violenza fisica o sessuale, morte improvvisa di un genitore ecc..)

Quindi a volte i nostri partner possono essere “ritraumatizzanti”, cioè riattivano delle nostre ferite. Faccio un esempio: se nella mia infanzia i miei genitori mi facevano sentire pesante nei miei bisogni, si mostravano infastiditi quando avevo delle richieste e adesso sto con una persona che si mostra disinteressata o infastidita per delle mie richieste giuste, ecco che allora questa relazione del presente potrebbe riattivare i miei traumi e ferite psicologiche infantili.

Relazioni tossiche: alcuni esempi

Vediamo alcuni esempi pratici di relazioni tossiche. Ad esempio mi rendo conto di essere troppo focalizzato su di me oppure il partner su se stesso, se vedo il mio partner che si disinteressa dei miei bisogni e sembra provare fastidio nel venirmi incontro, non cercando mai di mediare ma si impone nella relazione o in modo attivo (con un atteggiamento arrogante e prepotente) oppure in maniera passiva (attraverso i musi lunghi, togliendomi come dire la parola, diventando molto permaloso) questi possono essere tutti segnali di tossicità.

Infatti chiudersi e non parlare, non cercare una mediazione, non spiegare i propri bisogni diventa comunque un modo per manipolare l’altro.

Se in una relazione non abbiamo mai tempo per l’altro e abbiamo sempre altre cose più importanti da fare come impegni lavorativi inderogabili, anche questo è segno di un rapporto che va rivisto.

La mancanza di sincerità, o comunque il fatto di rendersi conto che gran parte della propria vita e pensieri, non vengono raccontati o vengono edulcorati e filtrati (non parlo di piccole cose) questo significa che c’è qualcosa che non va nel rapporto.

In altri casi può succedere che ci si sente troppo spesso in colpa verso il partner e ci si sacrifica eccessivamente mettendo da parte i propri bisogni e desideri perché si è convinti che questo atteggiamento può salva la relazione.

Come gestire o uscire da relazioni tossiche?

Vi descrivo alcuni atteggiamenti e consapevolezze che possono essere molto utili per uscire da una relazione tossica.


1) smettere di sacrificarsi per l’altro: l’amore non è basato sul sacrificio o sull’ abnegazione. Quindi basta fare l’infermiera per il proprio partner. È un campanello dall’arme che ci dice che non siamo più in un rapporto di coppia ma che siamo finiti in un rapporto di tipo genitoriale, cioè facciamo il genitore per il nostro partner.

2) smettere di imporsi agli altri: è importante prenderne consapevolezza e smettere di farlo perché imporsi con manipolazioni, sensi di colpa, ricatti affettivi o aggressività fisica o verbale distrugge il rapporto.

3) imparare a rispettare i limiti miei e i limiti dell’altro: ognuno deve essere abbastanza maturo e libero da sviluppare un sano egoismo. Gli altri non possono essere lì solo per noi e noi non possiamo essere lì solo per gli altri. Annullarsi è sbagliato, sacrificare totalmente se stessi è sbagliato così come chiedere all’altro di farlo per noi.

4) usare il dialogo: cercare di ascoltare l’altro e mettersi nei panni dell’altro (esercitare l’empatia) reciprocamente. Smettere di vedere l’altro come un genitore ma lavorare su se stessi perché per stare bene in coppia bisogna essere adulti. Infatti per stare bene in coppia devi stare abbastanza bene da solo o da sola. E’ importante che ognuno lavori per diventare realmente responsabile di sé è autonomo; l’autonomia è la base per poter avere delle relazioni sane.

Cerchi uno psicologo a Torino ?

Per info o per iniziare una psicoterapia:

Dott. Michele Verrastro

Psicologo e Psicoterapeuta

Tel e WhatsApp: 3332176670

email: michele.verrastro@gmail.com