Ciao! Nel video-articolo di oggi ti descrivo come è possibile utilizzare la musicoterapia per farla diventare una vera e propria psicoterapia (solo nel momento in cui a condurre un’attività di questo tipo è uno psicologo psicoterapeuta).
Introduzione
Nel mio canale puoi trovare una playlist dedicata alla musicoterapia. Chi mi segue da un po’ sa che nel mio lavoro di psicoterapeuta spesso integro anche l’utilizzo della musicoterapia. Potete trovare tutta una serie di video su una playlist apposita, dove spiego in cosa consiste la musicoterapia e quali sono le diverse tipologie di musicoterapia.
Musicoterapia: che cos’è?
La musicoterapia è un insieme di teorie e tecniche finalizzate ad utilizzare la musica per promuovere effetti benefici, curativi e terapeutici.
Ricordo qui brevemente che esistono due tipi di musicoterapia: esiste la musicoterapia attiva che utilizza strumenti musicali che non richiedono una formazione musicale specifica come metallofoni, xilofoni, cordofoni, ma che possono essere suonati in maniera spontanea, istintiva.
Invece la musicoterapia recettiva si basa sull’ascolto di musica preregistrata, e si va poi a lavorare sugli effetti che questa musica ha sulla psiche a livello di immagini, di sensazioni, di emozioni o ricordi.
In questo video-articolo mi concentrerò maggiormente sugli effetti terapeutici della musicoterapia. Quindi come fa la musicoterapia a diventare terapeutica?
Musicoterapia e psicoterapia
Le cose che ti racconterò in questo video-articolo riguardano molto il mio personale modo di approcciarmi alla musicoterapia, e soprattutto pesa il fatto che io ho anche una formazione da psicologo e psicoterapeuta.
Nel mio lavoro utilizzo la musicoterapia appunto in senso psicoterapeutico. Nei prossimi paragrafi ti descriverò i principali elementi che, se bene utilizzati, possono trasformare un’attività di musicoterapia in una vera e propria psicoterapia.
1) Conoscere la storia di vita
Il primo elemento essenziale è quello di conoscere la storia, sia umana che clinica, della persona che chiede un aiuto. Ciò permette di capire bene come è organizzata la sua psiche, quali sono i suoi meccanismi di difesa, qual è il “mondo” da cui proviene.
E’ così possibile costruire un intervento su quella persona, un intervento personalizzato e non un protocollo uguale per tutti.
E’ molto utile svolgere un’anamnesi sonoro musicale chiedendo quali sono i generi musicali che preferisce, qual è la musica che di solto ascolta durante la sua giornata o che musica ascolta in base ai momenti della giornata e soprattutto che effetto ha questa musica su corpo e la mente.
Si cerca anche di capire se conosce la musica, se suona qualche strumento musicale, se ha una formazione musicale, anche se per fare un’attività di musicoterapia non è assolutamente necessario avere delle competenze musicali e saper suonare uno strumento.
Infatti la musicoterapia ha come finalità principale quella di aprire canali di comunicazione e sviluppare la creatività e la spontaneità.
Come conduttore è importante avere delle conoscenze di psicopatologia, per cercare di capire quella persona com’ è organizzata a livello psichico. Già questo aspetto diventa terapeutico perché permette alla persona di conoscere maggiormente se stesso/se stessa, di avere una maggiore consapevolezza.
Questa prima fase di conoscenza, se fatta bene, ha sicuramente un impatto trasformativo perché diventa autoconsapevolezza, e la conoscenza di sé è l’aspetto principale per poter poi fare dei cambiamenti nella propria vita o comunque per raggiungere un maggior benessere.
Entro ora nello specifico della musicoterapia attiva e recettiva per descrivere quali sono gli aspetti terapeutici.
2) La musicoterapia attiva
Nella musicoterapia attiva è importante cercare di capire che tipo di strumenti sceglie la persona durante la sessione di musicoterapia; come utilizza questi strumenti? Anche osservare questo aspetto è importante, osservare in che modo la persona si relaziona con questi strumenti e con gli altri elementi del gruppo (se si sta facendo un’attività gruppale) oppure con il conduttore.
In base a queste osservazioni si possono scegliere e proporre attività diverse.
Se ad esempio una persona tende molto al ritiro sociale magari perché è molto timida, per agire terapeuticamente potrò cercare di dialogare maggiormente con questa persona attraverso un altro strumento musicale durante un’improvvisazione, oppure potrei incoraggiarla, se tende ad isolarsi ad esempio in un gruppo, a entrare maggiormente nel gruppo e dialogare a livello musicale con gli altri.
Spesso è fondamentale cercare di introdurre delle variazioni. Quindi fargli vedere un modo diverso per poter entrare in relazione in modo più funzionale.
Un’ altra tecnica che spesso viene utilizzata è il rispecchiamento, cioè si suona insieme e il conduttore riproduce i suoni, i ritmi, i volumi che la persona sta utilizzando, come se fosse di fronte ad uno specchio, per favorire l’ autoconsapevolezza.
3) La musicoterapia recettiva
Per quanto concerne la musicoterapia recettiva di solito si fa un lavoro di conoscenza dei vari generi musicali, quindi si cerca di esplorare col il soggetto i vari tipi di strumenti musicali, vari tipi di melodie, di arrangiamenti e di stili anche per vedere che effetto hanno sulla persona.
E’ importante osservare come ciascuno si relaziona con i brani musicali ascoltati, quali brani musicali sceglie a seconda del periodo specifico della propria vita, che effetto hanno su di sé. Come terapeuti si può intervenire proponendo dei brani musicali che possono avere un effetto curativo in quel momento.
Infatti il musicoterapeuta formato nel metodo recettivo sa quali effetti hanno diversi tipi di suoni e frequenze sulla psiche e sul corpo.
Se una persona ha bisogno di sollevare il proprio umore si cerca di utilizzare dei brani che abbiano questo tipo di funzione. Oppure se una persona ha bisogno di “sciogliersi” rispetto alla relazione, di entrare maggiormente in relazione, allora si cerca di utilizzare brani dove c’è questa componente relazionale; ad esempio utilizzando brani musicali dove ci sono più strumenti musicali che dialogano tra di loro.
Spesso si cerca di perturbare un po’ l’equilibrio di quella persona, se ci si rende conto che è un equilibrio malsano. Si cerca insomma di portarlo fuori dalla cosiddetta “zona di confort”, soprattutto se è fonte di sofferenza.
4) La musicoterapia e le difese della razionalità
Volevo ancora sottolineare un aspetto: una delle grandi potenzialità che ha la musicoterapia è che “bypassa” il controllo del linguaggio verbale, della razionalità. Spesso ci sono persone che a livello razionale non riescono a modificare aspetti della propria psiche perché troppo difesi dalla razionalità. Invece i mediatori artistici, tra cui appunto la musica, hanno questo enorme potere di riuscire a superare queste barriere, queste difese e arrivare su dei nuclei più autentici.
La musica arriva in maniera meno mediata, più diretta, sull’emotività permettendo un’espressione più naturale e autentica di ciò che ognuno di noi è.
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