Depressione: cause e rimedi

Volto di una persona con umore triste e depresso. Frase che ribadisce che è possibile uscire dalla depressione. tramite l'auto di uno psicologo attraverso una psicoterapia
Viso di una persona triste e depressa. La depressione è una malattia ma è possibile uscirne attraverso l'aiuto di uno psicologo in un percorso di psicoterapia.
Psicologo torino depressione

Nel mio lavoro di psicologo a Torino capita che i pazienti presentino sintomi depressivi. Molto spesso in realtà non si tratta di una vera e propria depressione ma solo di “tratti”, sfumature caratteriali o piuttosto comportamenti che richiamano il quadro depressivo.

Depressione o tristezza?

E’ importante infatti distinguere tra tristezza e depressione vera e propria: può capitare che un periodo di vita difficile ci faccia sentire tristi. Magari perdiamo il lavoro o ci lascia il fidanzato/a e sicuramente il nostro umore diventa nero per questo. Ma questo non vuol dire essere depressi. La tristezza infatti non è una malattia ma una delle emozioni di base presenti in tutti noi; quindi in questi casi non va curata con i farmaci ma solo affrontata e gestita.

Infatti nel nostro parlare comune si sente spesso usare la parola “depressione” senza sapere bene di cosa si sta parlando. Si sente spesso dire “oggi mi sono svegliato male, sono spento e depresso” …. oppure “ieri la mia squadra di calcio del cuore ha perso la partita e oggi mi sento depresso!”. Il termine depressione è quindi entrato nel nostro linguaggio comune e spesso viene usato a sproposito.

Depressione: i sintomi

Esistono diversi tipi di depressione ed è molto importante che la diagnosi sia fatta da un clinico esperto nel settore come uno psicologo psicoterapeuta o uno psichiatra. Ci tengo a sottolineare questo punto perché la depressione è una malattia vera e propria fonte di forti sofferenze ed è importante cercare già dall’inizio di avere una diagnosi precisa in modo da poter scegliere il giusto percorso di cura.

In questo articolo quando parlo di depressione mi riferisco alla depressione maggiore che tra le forme depressive è quella più conosciuta e diffusa in Italia.

Depressione maggiore

Si può definire come un disturbo della sfera emotiva, da distingue dalla demoralizzazione e tristezza per intensità e durata dei sintomi, che porta alla riduzione delle capacità relazionali, lavorative ed affettive della persona. Il sintomo principale è la perdita di interesse verso tutte le attività che prima creavano piacere e interesse nel soggetto; poi si registra un appiattimento del tono dell’umore, apatia (calo di interesse e partecipazione sia intellettuale che affettiva), astenia (sensazione di esaurimento fisico e psichico) disturbi del sonno, disturbi dell’appetito, disturbi gastrointestinali e sintomi cognitivi (riduzione dell’attenzione e concentrazione) . Tutti questi sintomi devono essere presenti per almeno due settimane. Colpisce nel mondo il 4,4 % della popolazione e a soffrirne sono soprattutto le donne, circa due o tre volte di più degli uomini. In italia sono circa 3 milioni le persone che ne soffrono. L’impatto economico di questa malattia nel nostro Paese è di 4 miliardi di euro all’anno.

Cause e rimedi

Riguardo alle cause oggi la ricerca è orientata per un’ origine multifattoriale: ci sono cioè diversi aspetti che intervengono e interagiscono. La genetica gioca un ruolo ma sicuramente è parziale, così come la familiarità. Sono invece particolarmente importanti tutte le condizioni (a partire dalla vita fetale) di esposizione a stress, traumi, abusi, abbandoni, maltrattamenti, perdite affettive. Altri aspetti che possono influire sull’emergere di un disturbo depressivo maggiore sono l’abuso di sostanze, disturbi del sonno e l’alimentazione sbagliata. Quindi non c’è un’unica causa ma un’insieme di fattori che si sommano.

Come si cura la depressione maggiore? E’ possibile uscire dalla depressione? Come ho scritto all’inizio di questo articolo è importante prima di tutto una diagnosi corretta e accurata. Può essere utile l’utilizzo di farmaci almeno nel primo periodo se lo psichiatra lo ritiene necessario. Per comprendere però le cause profonde, affrontare i nodi psicologici sottostanti e cercare di uscire dalla depressione è fondamentale iniziare una psicoterapia con uno psicologo psicoterapeuta.

Psicologia della persona depressa

Di solito la persona depressa si percepisce come incapace di ricevere attenzione e amore, non degna di ascolto e di poter esprimere i propri bisogni emotivi più intimi e profondi. Si ritiene non adeguata e in diritto di essere accettata per quello che è e può dare. Spesso non si sente all’altezza delle situazioni trovandosi quindi a rinunciare ed arrendersi perché non pensa di meritare di raggiungere traguardi e soddisfazioni. Avverte spesso sensi di colpa per i propri bisogni e forte disprezzo o odio di sé. Tutto ciò chiaramente impatta negativamente sull’autostima che è quindi molto bassa.

E’ importante chiarire che queste caratteristiche psicologiche possono essere presenti sia in una persona con una diagnosi di depressione maggiore che in una persona che ha una personalità che funziona in modo depressivo oppure che ha dei tratti depressivi.

Ci sono quindi persone che non rientrano nel quadro della depressione maggiore ma hanno un modo di leggere la realtà e vivere che è depresso.

Psicoterapia della depressione

Esistono due modi generali di affrontare la depressione durante una psicoterapia; si può lavorare sulla gestione dei sintomi e sull’origine oppure sulle cause psicologiche e relazionali/familiari di questo disturbo e sulle dinamiche che lo mantengono. Per mia esperienza e formazione preferisco lavorare il più possibile sul secondo approccio perché alla lunga è quello che favorisce la conoscenza di se stessi e porta ad un cambiamento e crescita psicologica più profondi.

La storia personale e i rapporti familiari

La cura della depressione attraverso la psicoterapia deve partire prima di tutto dalla ricostruzione della storia di vita del soggetto.

E’ importante capire se ci sono stati altri casi di depressione o di tratti depressivi in famiglia soprattutto perché il paziente potrebbe aver assimilato modi di pensare e di vedere la realtà identificandosi con un genitore o familiare. Infatti quando siamo bambini viviamo inconsciamente i genitori come delle entità perfette e onnipotenti.

Non siamo in grado di metterli in discussione e quindi apprendiamo osservandoli e identificandoci con loro, nel bene e nel male!

Le frasi che i genitori ci hanno detto, i giudizi su di noi o sulla realtà ci entrano dentro, diventano parte delle nostre memorie inconsce e diventano come delle lenti attraverso cui guardiamo il mondo.

Credenze e sensi di colpa

Proprio dalle dinamiche familiari possiamo sviluppare delle “credenze” distorte sulla realtà e sui rapporti, che per questo vengono definite “credenze patogene”. Queste influenzano la nostra autostima e i nostro bisogno sano di realizzarci e godere della vita. Si possono sviluppare anche sensi di colpa inconsci; cioè ci convinciamo in modo inconscio che se diventiamo autonomi o ci affermiamo nella vita qualcuno soffrirà o che non siamo meritevoli di amore e stima, che dobbiamo insomma punirci.

Ma fortunatamente una psicoterapia fatta bene può aiutarci a modificare tutti questi meccanismi e riconquistare la serenità.

Conclusioni

Esistono molte forme di depressione; una delle più diffuse è la depressione maggiore. E’ importante distinguere tra l’emozione della tristezza che fa parte della vita e la vera depressione. Quest’ultima colpisce più le donne che gli uomini e ogni anno crea un forte danno sociale ed economico. L’origine è multifattoriale. E’ possibile guarire affrontando una psicoterapia e se necessario assumere alcuni farmaci ma solo per un periodo limitato e seguendo le indicazioni di uno psichiatra.

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Psicologo torino depressione

Esercito la professione di psicologo e psicoterapeuta a Torino presso il mio studio in via Sostegno n.4. Fammi sapere se hai domande o dubbi su questo articolo o su altri temi psicologici.

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Ansia come gestirla

Ansia… come gestirla? In questo video continuo a parlarvi di come fare a gestire l’ansia, in particolare l’ansia inappropriata, Molti si chiedono: ansia come combatterla? Ma è proprio vero che bisogna combattere l’ansia? Può infatti capitare a tutti di avvertire un’ ansia perenne che ci accompagna durante tutta la giornata o un’ansia senza motivo…

Ansia paura e panico

Nel primo video di questa serie che trovate sul mio canale youtube https://www.youtube.com/user/mikyjazz100 ho distinto tra ansia, paura e panico: spesso infatti vengono usati come sinonimi, ma non è in realtà così… son infatti tre stati della mente e del corpo differenti ma collegati. Per approfondire ecco il link di un mio precedente articolo: https://www.musicaeterapia.it/2018/12/22/psicologo-torino-ansia-rimedi-parte-1/

Abbiamo visto che la paura è una delle 6 emozioni di base e quindi come tale non è patologica, ma una risorsa fondamentale che ci ha donato la natura per proteggerci dai pericoli e sopravvivere. La paura “sana” nasce infatti da un pericolo reale esterno o interno a noi, tipo una macchina che ci sta venendo addosso mentre attraversiamo una strada oppure un forte mal di stomaco che avvertiamo dopo aver mangiato qualcosa di avariato.

L’ansia è invece una risposta psicofisica più vaga, complessa e aspecifica rispetto alla paura. Infatti l’ansia prevede la presenza di pensieri di pensieri anticipatori rispetto al futuro spesso negativi e catastrofici; se questi pensieri diventano preponderanti si parla di ansia anticipatoria.

Ansia e stress sono componenti presenti nella vita di ognuno di noi; non dobbiamo quindi pensare di eliminare l’ansia ma di gestirla poiché se impariamo a capire il significato e i sintomi può diventare un’ occasione di crescita e di cambiamento.

L’ansia infatti ci spinge ad agire: immaginiamo di avere appena saputo che a lavoro stanno per licenziare alcuni dipendenti per un taglio al personale; questa notizia ci farà provare un’ansia reattiva che ci metterà in moto per trovare delle soluzioni: potremo aggiornare il nostro curriculum o iniziare un corso di formazione o andare a parlare con il nostro capo etc…

Se però prendono il sopravvento i pensieri catastrofici ecco che potremmo trovarci nella situazione di un’ansia continua e forte che potrebbe trasformarsi in un’ansia cronica!

Vi spiego di seguito due tecniche che possiamo utilizzare in questi casi. Potrebbero sembrare degli esercizi contro l’ansia, ma in realtà sono solo delle strategie per imparare a gestirla meglio, proprio perché non è nostra nemica di per sé!

Ansia cosa fare: respiriamo correttamente

Quando siamo in ansia tendiamo a respirare con la parte apicale dei polmoni facendo respiri corti e aumentando il numero dei cicli respiratori; questa modalità però ci fa incanalare troppo ossigeno e in fretta e contribuisce ad aumentare l’ansia. Questo tipo di respirazione corta e intensa ci arriva dall’evoluzione: infatti gli animali respirano in questo modo quando si preparano a correre per scappare o attaccare.

Quindi quando ci accorgiamo di respirare in questo modo possiamo sederci comodamente su di una sedia con la schiena dritta; prendiamo l’aria dal naso e buttiamola fuori dalla bocca lentamente ( guarda il video) e senza forzare. E’ necessario inspirare per circa tre secondi e buttare fuori l’aria lentamente dalla bocca per circa 6 o 7 secondi. Facciamo almeno 8 respiri così da seduti.

Ansia cosa fare: mettiamo in discussione i pensieri catastrofici

Come ho spiegato all’inizio di questo articolo alla base dell’ansia cronica, generalizzata e “inappropriata” ci sono i pensieri automatici catastrofici. Un famoso psicologo americano Albert Ellis ci ha insegnato che per ridurre l’ansia è utile mettere in discussione tutti quei pensieri catastrofici e ipergeneralizzati che si creano in noi durante i momenti di ansia e stress e che contribuiscono sia a crearla che a mantenerla.

Nel primo video di questa serie ho spiegato come sia importante mettere per iscritto questi pensieri automatici, scrivendoli amano su di un foglio. Fatto questo è importante rileggerli e vedere come sono accumunati dal tentativo di rifiutare qualcosa o dal volere che qualcosa assolutamente accada.

Leggendo bene si vedrà che è possibile facilmente aggiungere il verbo “deve” sia nella forma affermativa che negativa; ecco alcuni esempi: “non devo assolutamente sbagliare”, “non devo assolutamente perdere il lavoro, sarebbe una catastrofe”, “non mi deve trattare male”, “tutti mi devono portare rispetto”, “devo terminare questo lavoro al più presto” etc…. tutti questi “devo”, “deve” o ” non devo”, “non deve” descrivono quindi un pensiero rigido, schematico, ipergeneralista. Ecco che allora dobbiamo provare a mettere in discussione questi pensieri e chiederci : “ma perché devo per forza….”, oppure ” perché lui o lei devono per forza…”, “per quale ragione logica e scientifica le cose devono andare come io vorrei?”..

Perché devo per forza no sbagliare mai? Sarà una catastrofe se succede? Perché devono trattarmi sempre tutti bene? E’ una catastrofe se qualche volta non succederà? Morirò per questo?…

Provate a mettere in discussione i vostri pensieri automatici in questo modo.

Conclusioni

Ansia come gestirla? L’ansia non è di per sé patologica, ma può essere utile per segnalarci che qualcosa della nostra realtà è cambiata o sta cambiando. Solo quando diventa eccessiva, inappropriata rischia di trasformarsi in ansia cronica e generalizzata. Riprendere una corretta respirazione e imparare a gestire e contestare i pensieri automatici catastrofici ci può aiutare.

Questi sono solo alcuni utili consigli che però non possono sostituire un percorso di psicoterapia.

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Musicoterapia e bullismo.

Musicoterapia e bullismo

Alcuni giorni fa mi è stato chiesto se è possibile utilizzare la musicoterapia come intervento preventivo o curativo nel bullismo.

Cause del bullismo

Il bullismo ha diverse cause ed origini ed infondo ogni caso è specifico. Per costruire un intervento in una classe scolastica è necessario capire quali sono stati i fattori scatenanti che hanno contribuito a creare questa dinamica relazionale patologica. Quindi un intervento serio in questo ambito è sempre “caso-specifico”.

Tuttavia tra le varie cause alla base ne esiste una di natura psicologica che spesso emerge in queste situazioni; il bullo infatti vede la vittima come qualcuno di diverso, sbagliato, “antipatico”; può essere per il colore della pelle, per un’estrazione sociale diversa o per caratteristiche psicofisiche della vittima come timidezza, goffaggine, introversione, ansia etc..

Quindi c’è “qualcosa” nella vittima che è intollerabile, inaccettabile per il bullo.

Se ci pensiamo bene anche a noi adulti a volte capita di provare una forte antipatia o rifiuto verso qualcuno senza neanche conoscerlo bene; ma quando ci soffermiamo a riflettere ci rendiamo conto che magari questa persona ha delle caratteristiche che in noi stessi non riusciamo ad accettare, che non ci piacciono e che quindi guardandole nell’altro ci creano antipatia. Alla base di questo vissuto c’è un meccanismo di difesa psicologico che si chiama proiezione: guardiamo e giudichiamo nell’altro ciò che in noi ci fa “male” vedere.

La stessa cosa quindi può succedere nel bullo: vede nella vittima degli aspetti che per lui sono intollerabili creandogli un senso di pericolo ed insicurezza e quindi come tali deve allontanarli da sè; ecco perchè ha bisogno di schiacciare l’altro, di sottometterlo.

Tutto ciò quindi paradossalmente lo aiuta a sentirsi più forte e sicuro.

Come intervenire.

Quindi tutti gli interventi che cercando di avvicinare il bullo e la vittima, di creare una relazione, farli conoscere sono utili in senso preventivo e curativo.

Infatti con la musicoterapia un intervento basato sulla collaborazione in gruppo per raggiungere uno scopo, come creare una canzone o sonorizzare una favola inventata, sono utili a questo scopo.

E’ importante che ogni intervento di musicoterapia lavori anche sul riconoscimento delle propri emozioni e quelle dei compagni; sviluppando quindi l’empatia che è la vera “medicina” per disinnescare la dinamica del bullismo.

Solo quindi attraverso una conoscenza reciproca, avvicinando le due parti in conflitto si potrà sviluppare una “simpatia” che consiste nel riconoscere parti di se stessi negli altri. Per approfondire il tema della musicoterapia leggi qui: https://musicaeterapia.it/musicoterapia/

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