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Psicologo Torino Dott. Michele Verrastro

Psicologo torino per ansia, attacchi di panico, autostima, depressione, difficoltà relazionali. Supporto psicologico e psicoterapia in studio e online su Skype e WhatsApp.

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Tag: torino psicologo

Pubblicato il Giugno 6, 2022Giugno 21, 2022

Assertività: perché non riesco a dire quello che penso?

ASSERTIVITÀ: SIGNIFICATO E DEFINIZIONE

Spesso e volentieri si sente parlare di assertività. Ma qual è il significato dell’assertività? L’assertività consiste nella capacità di affermare quello che pensiamo o proviamo, in modo libero e deciso, senza imporci agli altri.

È quindi una forma di comunicazione non violenta, dove viene dichiarato il proprio pensiero o le sensazioni ed emozioni che si stanno provando per “definirsi” in modo chiaro e rispettoso. Non è raro sentire parlare di assertività e aggressività come collegate.

Ma se l’aggressività e la passività possono essere visti come due posizioni opposte in una comunicazione possiamo allora dire che l’assertività sta nel mezzo: proprio così, l’assertività è a metà tra aggressività e passività.

Già dalla definizione è evidente che per essere assertivi è necessario prima di tutto sentirsi ed essere “liberi”, di avere un parere diverso e personale, di riconoscersi e autorizzarsi bisogni esistenziali che potrebbero non essere condivisi o capiti dalle altre persone.

Bisogna quindi riuscire a tollerare emotivamente la possibilità di non ricevere approvazione o sostegno. Per alcuni è molto difficile portare avanti un proprio pensiero se non si riceve un feedback positivo da chi gli sta intorno, perché ci si sente sbagliati o in colpa.

Assertività
Assertività

ASSERTIVITÀ: QUANDO SI MANIFESTA E COME

L’assertività si manifesta con più facilità in alcune situazioni a basso coinvolgimento emotivo: se ad esempio stiamo parlando con un nostro amico molto caro da cui ci siamo sempre sentiti ascoltati, capiti ed accettati, è più facile aprirci ed essere sinceri.

Invece in situazioni dove sentiamo a rischio la nostra autostima o la nostra sicurezza personale, essere assertivi diventa più difficile: se ad esempio non ci è piaciuto come siamo stati trattati da un nostro capo a lavoro può essere più difficile essere sinceri con lui/lei perché percepiamo che in ballo c’è il posto di lavoro o il rischio di perdere la sua stima.

Se ci pensiamo bene, la maggior parte delle volte che non abbiamo detto quello che pensavamo lo abbiamo fatto più per una nostra paura e insicurezza che per un pericolo reale. Spesso siamo proprio noi ad essere i giudici più severi di noi stessi: ci guardiamo con diffidenza, con scarsa compassione, arrivando anche a provare odio in alcuni casi.

Anche per questo a volte le persone mettono in atto comportamenti autodistruttivi che sembrano dichiarare una volontà inconscia di punirsi, come se l’essere se stessi fosse una grave colpa.

MANCANZA DI ASSERTIVITÀ: LE CAUSE

Ma perché facciamo così? Perché non riusciamo a dire quello che realmente pensiamo o vogliamo? Di solito le principali cause della difficoltà ad essere assertivi sono due, strettamente legate tra di loro.

MANCANZA DI ASSERTIVITÀ: PRIMA CAUSA

La prima causa della mancanza di assertività è la mancanza di chiarezza. Per poter esprime chiaramente, con calma, in modo non aggressivo e rabbioso un nostro pensiero dobbiamo averlo elaborato dentro di noi e quindi averlo chiaro a noi stessi. Per farlo abbiamo bisogno di tempo per poter pensare, evitando così di agire in maniera istintiva.

È importante che già da bambini la famiglia e la scuola ci insegnino e percepire i nostri pensieri, le nostre emozioni, il cosiddetto “mondo interno” e ci trasmettano l’idea che è nostro diritto essere unici, essere “soggetti” e non di doverci adeguare a standard e aspettative degli adulti. Ci sono diverse tecniche per l’assertività, ma la verità è che la si impara fin da piccoli. L’assertività è la libertà di essere quello che si è, e solo l’educazione e il buon esempio possono insegnare a valorizzarsi e avere una buona stima di sé.

MANCANZA DI ASSERTIVITÀ: SECONDA CAUSA

La seconda causa è che NON crediamo realmente di aver il diritto di avere un’idea diversa, un punto di vista diverso, perché questo ci farebbe sentire soli, separati o sleali verso gli altri. Ciò ha un’origine lontana, purtroppo può accadere che già nella nostra infanzia ci convinciamo inconsciamente di non aver diritto di esprimere un nostro parere o atteggiamento che si discosta da quello della famiglia perché rischieremmo di essere allontanati o di fare soffrire le persone che amiamo.

Questa credenza si instaura dentro di noi, continuando a condizionarci anche da grandi. Una volta creata questa credenza sarà molto più difficile essere veramente liberi di differenziarci nella vita adulta. Per questo motivo, che nasce dunque nei primi anni di vita, spesso troviamo difficoltà nel definirci, nell’essere autonomi nei vari campi della vita come le relazioni, sia personali che lavorative.

In ogni caso, prima o poi arriva il momento in cui è necessario fare questo passo, altrimenti si rischia di far emergere ulteriori problemi come panico o depressione. Se ti ritrovi in questa situazione cerca di lavorare su di te per cambiare atteggiamento. E prova a porti questa domanda riflettendoci con attenzione: se per stare con qualcuno non posso essere libero ma devo comportarmi come penso che lui/lei voglia, è veramente affetto?

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Pubblicato il Febbraio 3, 2022Febbraio 3, 2022

Autostima: come aumentarla. Sei consigli pratici.

Ciao! Nel video-articolo di oggi ti pagherò di autostima e ti fornirò sei consigli pratici per aumentarla e per migliorare la fiducia in se stessi.

Autostima: come aumentarla. Sei consigli pratici.

Introduzione: che cos’è l’autostima? Significato.

L’autostima è tutto l’insieme di atteggiamenti che abbiamo verso noi stessi. Questo atteggiamento del risultato di tutte le idee che ciascuno di noi ha nei confronti di se stesso. Queste idee che in psicologia vengono chiamate credenze si formano già a partire dall’infanzia ed è quindi fondamentale il ruolo della famiglia di origine cioè il modo in cui siamo stati trattati, le cose che ci sono state dette. Tutto ciò determina il grado di fiducia in se stessi che avremo da adulti. Se ad esempio da piccoli ci veniva spesso detto o fatto capire che eravamo degli stupidi e incapaci, queste frasi poco alla volta entrano dentro di noi e diventano quindi il modo in cui noi penseremo da grandi a noi stessi. Quindi in generale più questi giudizi che abbiamo ricevuto saranno stati generalizzanti e rigidi più danni faranno alla nostra autostima.

Autostima come aumentarla. Sei consigli pratici. Psicologo Torino.
Autostima sei consigli per aumentarla.

Autostima come aumentarla

Fortunatamente però è possibile lavorare su queste credenze. E’ possibile intervenire, imparare a riconoscerle e poco una volta a smontarle, relativizzarle. Voglio allora oggi lasciarti sei consigli su cui lavorare per cercare quindi di aumentare l’ autostima. Prima di lasciarti i miei sei consigli ti chiedo di rispondere a questa domanda nei commenti del video: che cos’è che ti aiuta a migliorare la tua autostima? Cosa hai scoperto che per te funziona?

Primo consiglio

Il primo consiglio per aumentare una bassa autostima è quello di scrivere tutti questi giudizi automatici che ti rendi conto di rivolgerti; cioè tutte le volte che magari ti senti triste e arrabbiato o depresso cerca di ascoltarti, individua quali sono i giudizi che ci stai rivolgendo. Può essere quindi molto utile scriverli perché già scriverli a mano su di un foglio ti permette poi di prenderne distanza e quindi di iniziare a relativizzare, riducendo poco alla volta la loro forza distruttiva.

Secondo consiglio

Il secondo consiglio che voglio darti per lavorare sulla bassa autostima e migliorare la fiducia in se stessi è quello di dare valore a ciò che fai ogni giorno. Ho notato infatti nel mio lavoro di psicologo che spesso le persone che soffrono di una bassa autostima danno per scontato a tutto quello in realtà che sono capaci di fare ogni giorno.

Un esempio molto semplice: guidare la macchina è frutto di un apprendimento, di un lavoro che hai fatto per arrivare a prendere la patente. Metterti in questa ottica ti aiuta ad aumentare l’autostima.

La stessa cosa la possiamo applicare a lavoro: ogni giorno svolgiamo dei compiti che ormai diamo per scontati, anche se magari sono il frutto di un lungo apprendimento. In questi casi allora succede che per sentirsi un po’ meglio, per avere un’idea migliore di se stessi e aumentare l’autostima, queste persone devono fare qualcosa di eccezionale o ricevere magari complimenti dall’esterno.

Invece è importante iniziare da soli a riconoscere le cose positive che fai, le cose in cui riesci o perché sei portato o perché sono frutto di un lavoro, di un impegno spesso lungo e faticoso.

Terzo consiglio

Il terzo consiglio che voglio darti è quello di affrontare la paura.

Sentirsi bloccati dalla paura e non riuscire a fare tante cose, non fa altro che peggiorare la nostra autostima.

Ecco perché può essere molto utile fare una lista delle 10 paure maggiori che abbiamo partendo dalla numero 1, quella che ci spaventa di meno, fino arrivare alla decima paura, cioè quella dove proprio siamo bloccati e facciamo di tutto per evitare di affrontarla. Poi, partendo dalla prima paura iniziare ad affrontarla, poco alla volta. Questo ci permette di scoprire che in realtà poco alla volta riusciamo ad adattarci a quella situazione e ad affrontare quello che magari prima poteva sembrare un ostacolo impossibile.

Quarto consiglio

Il quarto consiglio che voglio darti per aumentare l’autostima è quello di ripensare a tutte le volte che hai superato una difficoltà. Sicuramente nella vita ti sarà successo altre volte di avere dei problemi di qualsiasi tipo però poi poco una volta li hai superati.

E’ importante fare mente locale a tutte le volte che nonostante le difficoltà te la sei cavata, grazie alle tue qualità e all’impegno.

Quinto consiglio

Il quinto consiglio che voglio darti è quello di circondarsi di persone positive per te; persone in grado di apprezzare le tue qualità, le tue capacità ma anche di aiutarti a riconoscere gli ambiti in cui potresti migliorare.

Infatti avere una buona autostima non vuol dire credersi perfetti e onnipotenti. La vera autostima consiste nel fatto di riconoscere le cose positive che abbiamo fatto è che siamo in grado di fare ma anche i nostri limiti su cui dobbiamo lavorare. Quindi per persona positiva intendo una persona che sa stimarci e apprezzarci ma dall’altra parte sa anche farci notare gli aspetti su cui dobbiamo migliorare senza giudicarci in maniera generalizzata, in maniera negativa tout court.

Sesto consiglio

L’ultimo consiglio che voglio darti per aumentare l’autostima è quello di prenderti cura del tuo corpo.

Dimentichiamo che corpo e mente sono collegati quindi avere una buona forma fisica, mangiare sano, fare movimento e stare bene fisicamente aiuta anche la nostra autostima.

Se riconosci di avere delle difficoltà in questi due ambiti può essere utile darti delle piccole ricompense ogni volta che riesci a fare dell’attività fisica oppure ad alimentarti in modo sano per un po’ di giorni consecutivi.

E’ importante puntare a raggiungere mete raggiungibili e non troppo lontane, ; cerca di ragionare per piccoli passi che poi poco alla volta sommandosi ci portano a grandi risultati.

Conclusioni

L’autostima consiste nell’insieme di idee e giudizi consci e inconsci che abbiamo di noi stessi. Si forma nell’infanzia ed è molto condizionata dal rapporto che abbiamo avuto con i nostri genitori. La buona notizia è che è possibile migliorarla e sentirci più sicuri e sereni.

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Dott. Michele Verrastro Psicologo Psicoterapeuta

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Pubblicato il Dicembre 10, 2019Ottobre 8, 2020

Sesso nella coppia.

I problemi sessuali nella coppia possono alla lunga mettere a rischio il rapporto.

Quando una coppia è all’inizio della propria storia il sesso è molto più facile che funzioni bene. Ogni occasione è buona per fare sesso e l’eccitazione e il piacere si raggiungono più facilmente per entrambi. La novità infatti gioca un ruolo importante e così il “mistero” che rappresenta per noi l’altra persona ancora tutta da scoprire.

Può capitare però che con il passare del tempo diventi più difficile per la coppia mantenere lo stesso livello di eccitazione e desiderio sessuale; ecco che il sesso nella coppia cambia….

Questo cambiamento può portare ad una riduzione della frequenza dei rapporti sessuali ( in parte anche normale e fisiologica) fino alla mancanza totale di rapporti sessuali.

Cosa è successo?

I due partner si fanno questa domanda, poiché non capiscono cosa stia accadendo alla loro vita sessuale; sentono di amarsi come prima o forse di più tuttavia il desiderio sessuale si è come affievolito e per alcuni spento.

Fare l’amore è importante, ormai tante ricerche scientifiche lo dimostrano e non fare l’amore per tanto tempo può danneggiare il rapporto di coppia.

Ma che cosa è successo? Per rispondere a questa domanda bisogna partire dal presupposto che il sesso ha bisogno di essere libero da eccessivi limiti morali e sensi di colpa. Il piacere per essere intenso deve avvenire in una situazione psicologica di libertà e accettazione. Come afferma lo psicoterapeuta Micheal Bader il sesso deve essere “selvaggio e spietato”nel senso che se è accompagnato da troppi sensi di colpa è come un fuoco che si spegne.

Alla “brava” moglie non piace il sesso.

Nelle coppie etero sessuali può capitare che la donna, soprattutto dopo il matrimonio, si identifichi con il ruolo della brava moglie e brava madre. Questo è un modello ereditato dalla propria madre o dalla cultura di appartenenza. Inconsciamente pensa che suo marito o il suo compagno si aspetti questo da lei.

Resiste infatti nella nostra società l’idea che non si possa essere contemporaneamente una donna che ama il piacere e una buona madre/moglie, come se un ruolo escludesse l’altro!!

Il “bravo” marito

Allo stesso modo molti uomini sono inconsciamente convinti che la propria “brava” moglie sia fondamentalmente asessuata, fragile e pura sentendosi così responsabili nei suoi confronti di poterla ferire, umiliare o degradare con i propri desideri e fantasie.

Molti uomini che vivono le donne in maniera scissa. In loro resiste uno stereotipo di genere che vede le donne divise in due categorie: madri o prostitute. Tutto ciò spinge l’uomo a sopprimere la propria eccitazione perché il suo inconscio lo porta a pensare che la propria donna abbia bisogno di protezione e non di libertà sessuale.

Rimedi pericolosi

A questo punto può capitare che l’uomo diventi sessualmente libero in altri ambiti: inizia a proiettare i propri desideri e fantasie sessuali su attrici porno, fa ricorso a prostitute o incontri di sesso casuale, poiché percepiscono queste donne che percepiscono come libere sessualmente e desiderose di sesso.

A livello psicologico l’uomo si sente rassicurato a vivere il sesso con queste donne perché è convinto che anche loro amino e cerchino il piacere sessuale.

Come sostiene Bader in questi casi il dramma è che anche la donna della coppia vorrebbe fare sesso più spesso è più liberamente! Infatti ha represso i propri desideri sessuali convinta che questo sia ciò che desiderava l’uomo o le aspettative della famiglia e società poiché appunto non le è concesso di provare una sano e “selvaggio” desiderio sessuale.

Conclusioni

Come si può facilmente capire da queste riflessioni ciascuno di noi porta con sé una serie di convinzioni inconsce che possono ostacolare una sana e libera vita sessuale. E’ importante che nella coppia ci sia libertà di poter esprimere le proprie convinzioni, paure e fantasie, poiché dialogando molte di queste difficoltà si possono facilmente superare.

Che cos’è la psicoterapia? Clicca qui: https://musicaeterapia.it/psicoterapeuta-psicoterapia-torino/

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Pubblicato il Maggio 21, 2019Gennaio 2, 2021

Musicoterapia: che cos’è? Come possiamo definirla? Quali sono i campi di applicazione?

Nel mio lavoro di psicologo a Torino utilizzo la musicoterapia come modo per superare i momenti di blocco e difficoltà che possono emergere durante un percorso psicologico. Infatti l’utilizzo di “mediatori” come l’arte o la musica permettono di bypassare le difese della razionalità per giungere più facilmente alle emozioni sottostanti.

Sono convinto che ogni bravo psicologo deve possedere una serie di tecniche adatte alle diverse fasi di una terapia.

Che cos’è allora la musicoterapia? Come possiamo definirla? In quali ambiti viene più usata?

In questo breve video introduttivo cercherò di rispondere a queste domande.

Musicoterapia: breve storia

La musica come cura ha una storia antica. Già nell’antica Grecia filosofi come Platone, Aristotele e Pitagora cercarono di studiare gli effetti della musica sull’uomo.

Nella prima metà del 1700 un medico e musicista inglese scrisse un libro sugli effetti della musica sul corpo e la psiche umane diventando il primo studioso a indagare gli effetti della musica in senso musicoterapico.

Nei primi anni del 1800 la musicoterapia iniziò ad essere utilizzata in Francia con pazienti sofferenti di patologie psichiatriche. Infatti negli ospedali venivano organizzate delle vere e proprie sedute di musicoterapia dove ai pazienti veniva fatta ascoltare della musica attraverso un grammofono.

Il primo corso universitario di musicoterapia fu organizzato nel 1919 negli Stati Uniti presso la Columbia University; mentre il primo corso di specializzazione quadriennale in musicoterapia risale al 1944 (Stati Uniti).

Possiamo definire la musicoterapia come un’insieme di teorie e tecniche finalizzate a studiare gli effetti del suono e della musica sull’essere umano, sia da un punto di vista psichico che fisico. E’ possibile utilizzare la musicoterapia in ambito Animativo, Preventivo-Riabilitativo e Terapeutico.

Esistono due tipi principali di musicoterapia:

  1. musicoterapia attiva: utilizza strumenti musicali che non richiedono capacità tecniche specifiche ma possono essere suonati in modo spontaneo.
  2. musicoterapia recettiva: si basa sull’ascolto di brani musicali registrati e si lavora sulle emozioni, sensazioni ed immagini emerse.

A partire dalla metà del 1900 sono stati pubblicati tanti studi sull’efficacia della musicoterapia e grazie a ciò questa disciplina si è molto diffusa in tanti campi; alcuni dei campi attualmente più studiati sono: gravidanza, alzheimer, disturbi mentali, benessere psicofisico, cure palliative.

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Pubblicato il Maggio 4, 2019Gennaio 2, 2021

Mindfulness, Musicoterapia e  intelligenza emotiva : 3 strumenti per navigare nel mare della vita

psicologo torino mindfulness
Psicologo Torino

“Le emozioni ispirano le nostre azioni e ci spingono a dare il meglio e il peggio di noi: alcune volte ci salvano la vita, quando  ad esempio è necessario trovare soluzioni in situazioni di emergenza, altre volte, quando ci facciamo trasportare da esse (specie se sono intense), trasformano le nostre vite e quelle delle persone intorno a noi in un vero e proprio inferno ” (P.Ekman)
Le domande che possiamo porci sono diverse: esistono emozioni facili o parlare di emozioni è sempre qualcosa di difficile?
Come si raggiunge un perfetto equilibrio tra ragione e sentimento, tra cuore e cervello? Quale è la strada che ci conduce verso un miglior benessere psicofisico?
Far andare d’accordo cuore e cervello, ragione e sentimento non è semplice: per ritrovare equilibrio e serenità è necessario  che si realizzi un dialogo tra aspetti cognitivi ed emotivi, un ascolto attento, consapevole e non giudicante dei nostri pensieri, delle nostre emozioni, e delle nostre sensazioni e che queste parti siano tra loro integrate e in equilibrio.
Per fare in modo che ciò avvenga  gli strumenti  che si possono  utilizzare sono tre:

  • Il primo strumento è l’intelligenza emotiva: ovvero un aspetto dell’intelligenza legato alla capacità di riconoscere, utilizzare, comprendere e accogliere in modo consapevole le proprie e le altrui emozioni, imparando a gestire anche quelle più distruttive e perturbatrici. Si tratta proprio di una capacità di distinguere tra sentimenti e sensazioni e, di utilizzare queste informazioni, per guidare i propri sentimenti, le proprie azioni e i propri comportamenti. Infatti, come lo stesso Daniel Goleman sosteneva: ”Se riesci a tradurre in parole ciò che senti, questo ti appartiene”; da questa affermazione, possiamo dedurre che tutto ciò che sentiamo e a cui non riusciamo a dare un nome, finisca per diventare un vissuto estraneo alla nostra vita, alla nostra realtà;
  • Il secondo strumento è la Mindfulness, che può essere definita come l’arte della consapevolezza: un atteggiamento mentale che comporta il “Prestare attenzione al momento presente deliberatamente con un atteggiamento non giudicante” (Jon Kabat Zinn).
    Si tratta di una splendida definizione, in quanto sintetizza in una sola frase, tutti gli elementi fondanti della mindfulness: l’attenzione, l’intenzione e la modalità.
    La mindfulness è quindi attenzione rivolta al presente, con l’intenzione di osservare ciò che si manifesta, con un atteggiamento aperto e non giudicante. Si allena quindi la capacità di essere totalmente consapevoli e centrati, mentre sperimentiamo e accogliamo tutto quello che accade dentro di noi – nel corpo, nella mente, nel cuore e nello spirito – e, contemporaneamente, tutto quello che accade attorno a noi. Essa rappresenta il sostegno ideale non solo per chi ha uno stile di vita stressante, ma anche per chiunque voglia mantenere o ritrovare un equilibrio tra richieste del mondo esterno, e il prendersi cura di sé, sia da un punto di vista psichico che fisico.
    La pratica  della Mindfulness non ci aiuta a diventare perfetti, ma ad essere perfettamente ciò che siamo.
  • Il terzo strumento è la musicoterapia: una tecnica di intervento finalizzata a promuovere il benessere psicofisico attraverso la musica. Ne esistono due tipi: recettiva (basata sull’ascolto di brani musicali) e attiva (che utilizza invece strumenti musicali suonati in maniera spontanea).
    Nessuna delle due richiede una preparazione tecnico musicale specifica: attraverso l’ascolto musicale e la produzione di suoni, è possibile infatti aumentare la conoscenza di se stessi, scaricare tensioni e stress accumulati, e liberarsi da blocchi emotivi e psicologici che limitano la nostra esistenza.

Durante il workshop del 26 maggio, faremo un viaggio intorno al mondo delle emozioni per migliorare le competenze emotive e relazionali: la consapevolezza delle proprie e altrui emozioni diventa così strumento privilegiato per creare armonia e benessere tra le persone; attraverso la mindfulness impareremo ad ascoltare in modo aperto e non giudicante ciò che emerge( a partire proprio dall’ascolto del nostro respiro, delle nostre sensazioni, dei nostri pensieri); e, attraverso la musicoterapia attiva, sarà possibile aumentare la conoscenza di se stessi, scaricando tensioni e stress accumulati.

Quello che sicuramente vogliamo sottolineare, è che “l’integrazione tra le tecniche di Intelligenza Emotiva, Musicoterapia e Mindfulness, porta a concreti benefici nella riduzione dello stress, e attraverso la maggiore consapevolezza delle proprie forze e risorse interne, si raggiunge un miglior benessere psicofisico.

(Autori: dott.ssa Marina Annunziata e dott. Michele Verrastro)

Per info rispetto al workshop del 26 maggio clicca sul seguente link:

Workshop esperienziale del 26 maggio: “Ritrova il benessere”

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Pubblicato il Febbraio 4, 2019Gennaio 2, 2021

Che cos’è l’intelligenza emotiva?

psicologo torino intelligenza emotiva
  • psicologo torino intelligenza emotiva

Non è sempre facile far andare d’accordo cuore e cervello, ragione e sentimento!!

Eppure l’equilibrio emotivo e la felicità consistono proprio in un buon equilibrio tra queste nostre due parti.

Come fare allora a farle andare d’accordo?

Una risposta valida ce la fornisce “l’intelligenza emotiva“.

Di cosa si tratta? Ce lo spiega la collega dott.ssa Marina Annunziata (esperta certificata in tecniche di intelligenza emotiva) nelle righe che seguono:

“Esistono due tipi di intelligenza: una razionale con cui capiamo le cose concrete, e una emotiva con la quale riusciamo ad analizzare il complicato meccanismo delle emozioni umane, i nostri sentimenti e quelli degli altri e ad agire di conseguenza.

L’intelligenza emotiva è un aspetto dell’intelligenza legato alla capacità di riconoscere, utilizzare, comprendere e gestire in modo consapevole le proprie e le altrui emozioni.

E’ la capacità di distinguere tra sentimenti e sensazioni e di utilizzare queste informazioni per guidare i propri sentimenti e le proprie azioni.

Come citava Daniel Goleman:” Se riesci a tradurre in parole ciò che senti, questo ti appartiene”.

Da questa affermazione possiamo dedurre che tutto ciò che sentiamo e a cui non riusciamo a dare un nome finisce per diventare un vissuto estraneo alla nostra vita, alla nostra realtà. Durante il workshop del 26 maggio (vedi il link al fondo dell’articolo) faremo un viaggio intorno al mondo delle emozioni per migliorare le competenze emotive e relazionali: la consapevolezza delle proprie e altrui emozioni diventa così strumento privilegiato per creare armonia e benessere tra le persone.”

Il 26 maggio 2019 io e la dott. ssa Annunziata condurremo un workshop basato sull’integrazione di tre tecniche differenti e utili a migliorare il benessere psicofisico. Riporto qui di seguito le parole della collega che descrivono bene gli obiettivi di questa integrazione:

“L’integrazione tra le tecniche di Intelligenza Emotiva, Musicoterapia e Mindfulness può portare a concreti benefici nella riduzione dello stress, nel riconoscimento delle proprie e altrui emozioni, nella capacità di prestare attenzione in modo “intenzionale”, “aperto” e “non giudicante” al momento presente sviluppando così una forma di intelligenza pratica che permette di prendere maggiormente consapevolezza delle proprie forze e risorse interne”

Ecco qui di seguito il link al nostro workshop del 26 maggio:
https://musicaeterapia.it/2019/04/07/workshop-esperienziale-del-26-maggio-ritrova-il-benessere/

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Pubblicato il Febbraio 4, 2019Gennaio 2, 2021

Che cos’è la mindfulness?

psicologo torino mindfulness
.La mindfulness è una tecnica pratica molto efficace per gestire ansia e stress.

Buongiorno a tutti!

Oggi voglio parlarvi di una tecnica capace di promuovere benessere psicofisico se praticata nel modo corretto e in maniera costante. E’ una tecnica con solide basi scientifiche, come hanno dimostrato molti studi pubblicati negli ultimi anni.

Come avrete capito dal titolo di tratta della mindfulness, termine che tradotto letteralmente significa: piena consapevolezza.

Si tratta di una tecnica meditativa priva di componenti metafisiche o religiose tipiche delle tradizioni meditative orientali.

Di seguito vi riporto una breve spiegazione realizzata dalla collega dott. ssa Marina Annunziata, psicologa esperta certificata in Mindfulness Based Therapy:

“La mindfulness può essere definita come l’arte della consapevolezza: è un atteggiamento mentale, un modo d’essere che rappresenta il sostegno ideale non solo per chi ha uno stile di vita stressante, ma anche per chiunque voglia mantenere o ritrovare un equilibrio tra richieste del mondo esterno e il prendersi cura di sé sia da un punto di vista psichico che fisico.

Con la mindfulness prestiamo attenzione in modo “intenzionale”, “aperto” e “non giudicante” al momento presente sviluppando così una forma di intelligenza pratica per gestire la mente e. rispondere più efficacemente alle sfide della vita di ogni giorno. Attraverso tecniche concrete e immediate, essa permette di liberare la mente dal “disordine” per vivere pienamente ogni attimo riducendo/eliminando il rimuginare di pensieri automatici e ripetitivi che tolgono forza, energia, amplificando le preoccupazioni e riducendo la qualità di vita che spesso diventa e/o viene percepita più faticosa e pesante.

La mindfulness aumenta la presenza della propria mente e del proprio corpo e ciò consente di conoscere in profondità, mediante una chiara visione delle cose, la natura fluida del nostro essere più profondo, nonché riportare a galla le nostre forze e le nostre risorse. Con la mindfulness riusciamo a recuperare le nostre sensazioni, attivare la parte emozionale e relazionale di noi stessi, nonché essere maggiormente presenti nelle relazioni con gli altri.

La pratica della mindfulness non ci aiuta a diventare perfetti …ma ad essere perfettamente ciò che siamo!”

Grazie alla dott.ssa Annunziata per questa chiara e esaustiva spiegazione.

Se vuoi scoprire dal vivo i benefici della mindfulness?

Allora partecipa al nostro evento del 26 maggio 2019:
https://musicaeterapia.it/2019/04/07/workshop-esperienziale-del-26-maggio-ritrova-il-benessere/

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Pubblicato il Febbraio 4, 2019Gennaio 2, 2021

Ansia workshop

Il 2 marzo 2019 io e la collega dott. ssa Marina Annunziata condurremo un workshop esperienziale durante il quale verranno proposte diverse attività finalizzate alla gestione e cura dell’ansia e dello stress. Una giornata intera dedicata al benessere psicofisico!!

utilizzeremo tecniche efficaci per gestire l’ansia e lo stress!!

Ecco la presentazione ed i dettagli:

“STACCA LA SPINA E RITROVA IL BENESSERE con il metodo M.M.I.E. (Musicoterapia Mindfulness-Intelligenza Emotiva)”

Durante il workshop (della durata di 8 ore) io e la dott.ssa Marina Annunziata (esperta in Mindfulness Based Therapy e Tecniche di Intelligenza Emotiva) proporremo una serie di attività pratiche finalizzate a produrre benessere psicofisico.

Sarà rivolto ad un piccolo gruppo di massimo 12 persone proprio per assicurare attenzione ed ascolto di qualità per tutti.

Quindi se siete interessati affrettatevi a prenotare il vostro posto!!

Il costo sarà di 80€ per un’intera giornata di attività (dalle 9.00 alle 18.00).

Dove: il workshop si terrà presso il centro ANMA in via Cibrario 14 Torino.

Per informazioni e prenotazioni:

Annunziata Marina: 334/7759253 email: mary.nereide@gmail.com

Verrastro Michele: 333/2176670 email: michele.verrastro@gmail.com

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Pubblicato il Aprile 21, 2018Giugno 7, 2020

La rabbia (video n.2)

Video dedicato a chi si arrabbia spesso e facilmente. É importante imparare a riconoscere e gestire l’emozione della rabbia.

 

Pubblicato il Aprile 21, 2018Giugno 7, 2020

La rabbia (video n.1)

La rabbia è una delle emozioni primarie. É utile come tutte le altre emozioni. L’importante è imparare a gestire la rabbia. L ‘arte, la musica, il teatro e la danza possono aiutarci a trasformarla in energia da distruttiva a creativa.

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