Un racconto di Kafka, grande scrittore ceco vissuto a cavallo tra il 1800 ed il 1900 (1883-1924) ci offre alcune riflessioni molto interessanti sulla paura, su come essa ci possa ostacolare nella vita se non impariamo a riconoscerla, gestirla e affrontarla, senza farci gestire da lei!! Il racconto in questione è “Davanti alla legge” del 1915 che ha sicuramente un significato più ampio riconducibile all’esistenzialismo di cui Kafka faceva parte. Tuttavia leggendolo in chiave psicologica offre spunti interessanti inerenti il tema dell’affrontare la paura e dell’osare. Tutto ciò che scrivo in questo articolo è frutto di mie riflessioni personali come uomo e come psicologo; non posso sapere se l’autore le avrebbe condivise 🙂
Prima di continuare con la lettura di questo mio articolo vi consiglio di leggere il racconto; è molto breve, solo una pagina, ci impiegherete pochi minuti. Lo trovate a questo link:
https://balbruno.altervista.org/index-362.html
Troppa prudenza è in realtà paura!
Il racconto narra di un uomo che un giorno si ferma di fronte alla porta della Legge perché vorrebbe entrare; ma trova un “guardiaportone” che ha il compito di vigilare e fermare chi cerca di entrare senza permesso. L’uomo chiede di entrare ma il guardiano gli risponde che ora non può entrare ma che c’è la possibilità che possa farlo più tardi.
Da questo momento si susseguono tutta una serie si “tormenti interiori” nell’uomo che è in aperto conflitto fra il suo desiderio di entrare e le parole del guardiaportone che non rappresentano un vero e proprio “no” ma neanche un incoraggiamento o un’autorizzazione esplicita: il protagonista sembra bloccato, proprio sul fatto di dover essere lui a decidere ed a prendere la completa responsabilità delle sue scelte.
Leggendo il racconto il personaggio sembra rimanere per tutto il tempo come attanagliato dal dubbio; si fa e pone mille domande ma non passa all’azione. Eppure alla fine del racconto, quando ormai il protagonista è diventato vecchio, il “guardiaportone” gli spiega che quella porta era destinata solo a lui eppure non ha saputo o voluto entrarci.
Come reagiamo alla paura
Questo racconto mi fa pensare a come a volte affrontiamo la paura e la differenza tra ansia e paura.
Spesso infatti ci facciamo bloccare da essa; incontriamo un qualunque ostacolo nella nostra vita (nel lavoro, nelle relazioni ecc….) e ci sembra subito insormontabile. Sentiamo una forte emozione, ma non riusciamo a stare con essa e gestirla; la rifiutiamo, perché pensiamo che “non dovremmo” sentirci così; ci sentiamo “deboli” e “fragili” e di essere sbagliati perché proviamo paura. Ecco che allora reagiamo scappando, evitando. In questo modo non facciamo altro che rafforzare le nostre paure che diventano sempre più grandi, come dei fantasmi che ci perseguitano proprio perché continuiamo a scappare!
Come mai ci succede questo? Le ragioni possono essere molte. C’è qualcosa in comune nelle storie delle persone che hanno difficoltà con la paura. Infatti spesso sono stati dei bambini a cui non è stato insegnato ad accogliere e gestire la paura, perché a loro volta sono figli di genitori che avevano difficoltà a riconoscere, accettare e gestire le emozioni.
Meglio osare e affrontare la paura
Impariamo ad osare! Non esisteranno mai situazioni prive di rischi; non potremo mai essere sicuri al 100% in quello che facciamo; questa ricerca della sicurezza va spesso a braccetto con il perfezionismo. Infatti se abbiamo un “copione interno” che senza esserne coscienti ci impone di essere perfetti non riusciremo a decidere e agire in situazioni che non sono perfettamente chiare ai nostri occhi o privi del rischio di sbagliare.
Ma questa è una gabbia! Infatti la creatività, che è un elemento base per progredire e star bene della vita, è sorella dell’imperfezione; si riesce a percorrere strade nuove solo se proviamo ad entrarci senza ben sapere cosa succederà!
Infondo il rischio che corriamo è quello di imparare qualcosa di nuovo dalle esperienze che facciamo e anche dai nostri errori che sono veri e propri maestri!
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