Fiducia in se stessi: come aumentarla.

Introduzione

Fiducia in se stessi. Come svilupparla? In questo video – articolo ti voglio parlare di un argomento strettamente correlato all’ autostima e cioè la fiducia in se stessi. Ti descriverò in cosa consiste e da dove nasce. Lo sapevi che l’atteggiamento che hai verso te stesso/a è più importante del saper fare praticamente qualcosa? Vedremo come alcune persone hanno dei sensi di colpa inconsci che non gli permettono di sviluppare una sana fiducia in se stessi. Al termine del video – articolo troverete quattro consigli pratici che possono essere utili in questo caso.

Fiducia in se stessi e atteggiamento mentale

Se ci pensiamo bene, l’atteggiamento mentale che mettiamo prima di fare qualcosa e più importante della cosa in se da fare…  le convinzioni consce o inconsce che abbiamo su di noi sono più importanti del fatto di saper fare realmente.

Vi faccio un esempio molto banalmente: se io non ho la fiducia di poter piantare un chiodo nel muro non avendolo mai fatto non mi ci metterò nemmeno, se invece dentro di me c’è come una vocina che mi rassicura e mi dice che posso farcela allora mi metterò a farlo, magari sbaglierò, farò un lavoro impreciso ma lo porterò a termine.

Quella vocina è spesso il frutto dell’educazione che ho avuto e delle esperienze di successi o fallimenti che ho accumulato nella mia vita! Quindi quello che pensiamo di noi stessi è in realtà più importante di tutto il resto, perché poi la pratica arriva!!

La fiducia in se stessi è innata o si costruisce?

La fiducia in se stessi non è qualcosa che ci viene data alla nascita ma fondamentalmente si costruisce e sicuramente le prime esperienze infantili, gli esempi che abbiamo visto in casa sono molto importanti; tutti noi quindi riceviamo in eredità un certo grado di fiducia in noi stessi e nelle nostre capacità, ma la buona notizia è che possiamo migliorarla.

Nel video descrivo il ruolo che hanno le profezie autorealizzanti e come ci possono aiutare o mettere in difficoltà! Infatti se siamo convinti che una certa cosa andrà male allora senza accorgercene metteremo in campo un atteggiamento che la farà andare male! Questa non è magia, alcuni la chiamano la legge dell’attrazione, ma in realtà è un meccanismo psicologico ormai bene conosciuto e studiato.

Ma perché succede tutto questo? Alcune volte l’ostacolo principale allo sviluppo di una buona fiducia in se stessi è lo scoraggiamento che spesso arriva dall’aver fallito in qualcosa. Altre persone hanno poco fiducia in sé per ragioni legate alla propria vita infantili; la ricerca psicologica ha capito che (a causa di una serie di traumi infantili) a livello inconscio molti si sentono in colpa nel tentativo di raggiungere i propri scopi e obiettivi e per questo mettono in piedi una serie di atteggiamenti inconsci per auto-sabotarsi. In questo senso la psicoterapia può essere molto utile per individuare quali sono questi freni emotivi e credenze inconsce che ci ostacolano.

Fiducia in se stessi: 4 consigli pratici per aumentarla.

Al termine del video troverete 4 consigli pratici per aumentare la fiducia in se stessi (guarda il video per la spiegazione):

 1) cerca un mentore:

confrontati con chi ha già raggiunto l’obiettivo che vuoi raggiungere per sapere quali sono stati i passi che ha dovuto fare; spesso non lo facciamo perché pensiamo che non avranno voglia di farlo o che daremo fastidio ma in realtà le persone in media hanno voglia di raccontare come hanno fatto a raggiungere la loro meta.

2) cerca di visualizzare te stesso con il risultato già ottenuto:

visualizza te stesso come se fossi già arrivato alla tua meta, come ti comporteresti? Come ti sentiresti?

3) ragionare per piccoli obiettivi facilmente raggiungibili:

prova a suddividere gli obiettivi più grandi in piccoli obiettivi più facilmente raggiungibili e che ti mettono meno ansia.

4) rivolgiti ad uno psicologo psicoterapeuta:

può essere utile decidere di farsi aiutare con una psicoterapia per capire quali specifiche esperienze del passato ancora ti condizionano, quali credenze o sensi di colpa inconsci ti bloccano dalla possibilità di realizzare in pieno il tuo potenziale.

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Narcisismo e autostima fragile

Introduzione

Narcisismo e autostima fragile. Ciao a tutti, questo articolo e video fa parte della playlist che sto realizzando sull’autostima. Se ti sei perso i video precedenti ti lascio qui il link alla playlist che sto realizzando sul mio canale youtube. Mi raccomando iscriviti al canale e attiva la campanella per rimanere sempre aggiornato sui video che pubblico.

Narcisismo

Narcisismo e autostima

 Come ho accennato nello scorso video una forma di autostima malsana è il narcisismo. Si sente spesso parlare male del narcisismo e dei narcisisti. Certo può essere difficile convivere con una persona narcisista, sia nella vita privata che a lavoro.

Ma come cercherò di spiegare in questo video in realtà la persona narcisista è a sua volta una persona a cui manca un sano equilibrio psicologico, spesso nata in una famiglia che non ha saputo svolgere in modo corretto il ruolo educativo e che da adulto spesso soffrirà oltre che arrecare sofferenze.

Certamente non voglio giustificare chi crea problemi e sofferenze agli altri, ma è necessario comprendere come nasce il narcisismo per non cadere banalmente in una distinzione tra buoni e cattivi. Inoltre comprendere ci aiuta a superare e affrontare anche questa tipologia di persone.

Narcisismo: caratteristiche principali

Bene, chiarito questo vediamo quali sono le caratteristiche del narcisismo.

Esistono due tipi di narcisismo. Nel primo, quello più classico, possiamo osservare 3 tratti caratteristici: la grandiosità (nel senso di sentirsi grandiosi, superiori agli altri), la mancanza di empatia (incapacità di sintonizzarsi con i bisogni e le  emozioni degli altri) e un bisogno intenso, eccessivo di ammirazione. Naturalmente queste 3 componenti possono essere presenti in dimensioni diverse a seconda della persona.

Il secondo tipo di narcisismo viene definito  “covert” (nascosto): in questo caso il soggetto è ipersensibile alle critiche e totalmente concentrato al di fuori di se; osserva l’altro per valutare come viene visto, giudicato e si offende molto facilmente. Tutti noi possediamo un certo grado di amore per noi stessi ed è sano che sia così; possiamo dire che fino ad un certo grado esiste un narcisismo sano! Diventa patologico quando la capacità di amare e di entrare in empatia con gli altri salta, è l’altro diventa solo un oggetto “usato” per soddisfare i propri bisogni.

Quindi in entrambe le tipologie di narcisismo che vi ho presentato il problema è sempre l’autostima; infatti questi soggetti lottano per cercare di mantenere in piedi la stima di se stessi. Il primo cerca di stupire e impressionare mentre il secondo cerca di evitare le situazioni dove può sembrare vulnerabile e studia come può apparire agli altri.

Come si diventa narcisisti

Ma come mai il narcisista si comporta così? E’ dovuto al rapporto con i genitori, alle esperienze infantili oppure si nasce con questi tratti e quindi è una questione genetica? La ricerca non ha saputo ancora rispondere in modo chiaro a questa domanda, probabilmente è un insieme di tutti questi fattori combinati.

L’esperienza clinica con questi pazienti ci ha insegnato che spesso sono nati in famiglie dove veniva chiesto loro (a volte in modo diretto altre volte in modo indiretto) di adeguarsi alle aspettative (spesso perfezionistiche) e ai bisogni dei genitori,  non ricevendo stima e affetto per quello che erano realmente, quindi una famiglia dove è mancata una reale empatia e ascolto e una gestione corretta della relazione. Oppure a volte nascono in famiglie troppo indulgenti, che hanno riempito i figli di complimenti e attenzioni che poi loro non ritrovano nel mondo esterno.

Conclusioni

Quello che è importante capire è che le persone con una personalità o solamente dei tratti narcisistici hanno un’autostima molto fragile e cercano in tutti i modi di evitare situazioni dove sentono che sia messo in discussione il loro valore, e possono farlo con la grandiosità e l’aggressività oppure con una estrema timidezza e ritiro dalla società.

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Autostima: come si forma e quando è sana

Autostima come si forma e quando è sana. Oggi voglio cercare di rispondere a questa domanda: come si forma l’autostima? Cos’è che crea un’autostima alta o bassa? Come avere un’autostima sana?

Che cos’è l’autostima

L’autostima è l’atteggiamento che ognuno di noi ha nei confronti di se stesso. Questo atteggiamento è il risultato delle credenze e opinioni che si hanno verso se stessi  e quindi di conseguenza delle emozioni che proviamo verso di noi ( affetto, indifferenza, ostilità) e dei comportamenti che agiamo verso di noi ( ad esempio se ci trattiamo con rispetto o meno). Quindi sono fondamentali le credenze su di noi, tutto parte da lì.

Come si forma l’autostima: il ruolo delle credenze

Nella vita tendiamo ad accumulare credenze e schemi su di noi e sul mondo; la tendenza a formarsi degli schemi è assolutamente normale ed è in realtà una preziosa risorsa che ci ha donato la natura per sopravvivere.

Avere delle credenze ci permette di analizzare in modo più veloce quello che ci sta capitando, fare una valutazione e decidere.

Tra le varie credenze e pregiudizi che man mano ci formiamo nella vita ci sono anche quelle riguardanti noi stessi  e la nostra autovalutazione. Questo è fondamentale perché ci permette di stabilire se siamo in grado o meno di fare qualcosa e di avere successo in una attività… se penso di saltare da un cornicione ad un altro di due palazzi vicini è importante che abbia una chiara e precisa valutazione sulle mie capacità di saltare.. se so di non avere una simile capacità di salto allora deciderò di non farlo e magari scenderò dal cornicione e entrerò nell’altro palazzo dalla porta d’ingresso!

Il problema è quando le credenze su di noi non sono realistiche , cioè se ci sopravvalutiamo o se ci svalutiamo! Se io non credo nella possibilità di poter cambiare lavoro e trovarne uno che mi piaccia di più non mi metterò alla ricerca oppure non cercherò di migliorare le mie competenze magari facendo dei corsi…

Difficoltà di modificare una credenza

Ci sono due problemi legati alle credenze. Il primo è che sono difficili da modificare, infatti al nostro cervello in realtà non piace molto cambiare perché ciò richiede un forte dispendio di energia; quando un pensiero è automatico (inconscio) spende pochissima energia. L’altro problema collegato al primo è che istintivamente cerchiamo conferme alle nostre credenze e arriviamo a distorcere la realtà o comunque a leggerla a favore di queste credenze.

Le credenze e le valutazioni su noi stessi che diventano nostre  sono quelle che vengono rinforzate e sottolineate e a cui viene data più attenzione a partire dall’infanzia: quindi spesso alla base della bassa autostima c’è stata ad esempio un’educazione dove sono stati molto sottolineati gli errori e le mancanze piuttosto che i pregi.

Autostima come si forma quella sana

Quindi come avrete capito l’autostima si forma con l’interiorizzazione dentro di noi, diventando inconsce, di queste credenze e a seconda che siamo più o meno positive avremo un’autostima più alta o più bassa.

L’autostima sana consiste nel riconoscere in noi in modo ragionevole alcuni pregi e alcuni difetti, provando emozioni positive di comprensione e accettazione per questi. Quindi l’autostima malsana è fatta di giudizi rigidi su di noi sia in senso di svalutazione che di sopravvalutazione. La persona con una buona autostima sa chi è, ed ha quella sana fiducia in se stessa che gli permette di accettare di sbagliare senza paura; è disposta ad accettare i successi e gli insuccessi della vita e quindi non dipenderà eccessivamente dal giudizio degli altri. 

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Bassa autostima psicologo Torino

Bassa autostima psicologo Torino

Introduzione

Fare esperienza nella vita è importante. Imparare direttamente sulla nostra pelle è fondamentale. Il vero apprendimento passa attraverso l’esperienza diretta. Per aumentare una bassa autostima bisogna fare nuove esperienze che poco alla volta modificano il giudizio che abbiamo di noi stessi. In questo articolo voglio spiegarvi come la buona autostima si costruisce poco alla volta concedendosi di fare esperienze, provare, sbagliare, capire cosa dobbiamo modificare e ripetere.

Autostima e esperienze

Cosa si intende per autostima? Mi riferisco al livello di fiducia, apprezzamento, stima, soddisfazione che sentiamo per noi stessi. Una buona autostima non consiste nel sentirsi infallibili o onnipotenti, ma avere una realistica visione di se stessi fatta di pregi e difetti e avvertire una buona fiducia nella possibilità di raggiungere gli obbiettivi che abbiamo in mente. Questa fiducia non nasce in noi spontaneamente ma si costruisce nel tempo facendo esperienza diretta che siamo in grado di affrontare e risolvere le piccole e grandi difficoltà della vita.

Fare o pensare?

Quando facciamo qualcosa concretamente, non solo riflettendo o pensandoci, i ricordi si fissano in maniera più forte nella nostra memoria. Se poi la stessa esperienza o comportamento la ripetiamo più volte essa si fissa così in profondità nella nostra memoria inconscia da diventare automatica. La stima di noi stessi si basa proprio sul vedere concretamente che possiamo riuscire a fare ciò che abbiamo in mente, a realizzare i nostri obiettivi, partendo da cose semplici. Questo percorso inizia da bambini; i genitori devono quindi sostenere ed accompagnare i figli ma devono anche lasciarli liberi di fare esperienze e fare i propri errori! Ecco perché chiudere i figli in una campana di vetro è sbagliato!!

Ovviamente anche pensare e riflettere è importante, soprattutto quando abbiamo cercato di fare qualcosa ma abbiamo commesso degli errori; è importante in questo caso prendersi del tempo per pensare ai motivi per cui abbiamo sbagliato e elaborare nuove strategie. Tuttavia a volte il pensare troppo diventa una difesa per non affrontare la paura di agire e di sbagliare! Ricordiamoci sempre che tutti commettiamo errori! E’ attraverso gli errori che si impara.

Le esperienze emotive correttive

Per capire meglio il concetto che oggi voglio passarvi provo a fare un esempio. Immaginiamo di voler giocare a tennis per la prima volta; non avendo mai preso lezioni da un maestro iniziamo ad impugnare la racchetta in un modo tecnicamente sbagliato. Così continueremo ad usare quell’impugnatura per molte volte, magari mesi o anni, facendola diventare per noi naturale, automatica. Prima o poi potremmo accorgerci dell’errore, magari perché ci duole il polso o perché qualcuno ci fa notare che con quell’impugnatura non ottimizziamo i colpi. Quindi a questo punto dovremo prima osservare e riflettere su come modificare questa abitudine sbagliata e poi ripetere tante e tante volte i nuovi movimenti fino a farli diventare un’abitudine. Questo fatto richiede tempo ed energie anche perché il nostro cervello è “abitudinario”, non gli piace cambiare perché il cambiamento richiede sforzo e energie.

Questo principio vale per tutti gli aspetti della vita. Se ad esempio ho accumulato delusioni e fallimenti nella vita relazionale, mi aspetterò che anche il prossimo rapporto sarà una delusione! Anche in questo caso dovrò accorgermi di come io stesso contribuisca a questi fallimenti, mettendo in atto dei comportamenti di cui spesso non si è neanche coscienti. Potrei ad esempio accorgermi che scelgo sempre lo stesso tipo di partner, con gli stessi tipi di caratteristiche psicologiche e atteggiamenti! Avrò quindi tutta una serie di rapporti “fotocopia”, ripetendo sempre lo stesso copione; Sigmund Freud chiamava questo meccanismo inconscio “coazione a ripetere”.

Quindi per prima cosa dovrò diventare consapevole dei miei “meccanismi” e automatismi mentali riflettendo, poi dovrò provare a sperimentare nuovi tipi di partner e comportamenti. A questo punto se tutto funziona inizierò ad accumulare nuove esperienze emotive e affettive più soddisfacenti. Queste nuove esperienze è come se “correggessero” le esperienze precedenti e vengono definite esperienze emotive correttive ( F. Alexander, 1946).

Bassa autostima psicologo Torino: migliorarla richiede tempo.

Bassa autostima psicologo Torino 2

Ti apparirà ora chiaro perché crescere e cambiare è un processo lungo; bisogna infatti collezionare un numero significativo di nuove esperienze positive che rinforzino le nuove abitudini e si sostituiscano alle vecchie.

Ecco perché quando stiamo cercando di migliorarci in qualcosa, di crescere, di cambiare dobbiamo avere pazienza con noi stessi; non basta una sola volta per cambiare un atteggiamento o un comportamento, ma dobbiamo ripetere più volte la stessa esperienza perché diventi inconscia e automatica.

Concediamoci quindi la possibilità di sbagliare, perché sbagliare è normale ed è solo attraverso gli errori che possiamo imparare.

Conclusioni

Migliorare la stima comporta necessariamente cambiare qualcosa, nel modo in cui pensiamo a noi e nelle emozioni e sentimenti che proviamo prima di tutto verso noi stessi.

Per farlo dobbiamo metterci in gioco, provare, sperimentare, fare errori, valutare cosa funziona e cosa no, e poco alla volta collezionare nuove esperienze che si sostituiscano a quelle vecchie. Tutto ciò richiede tempo e impegno ma la soddisfazione finale è impagabile!

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Vuoi sapere in cosa consiste la psicoterapia?

Leggi l’articolo che trovi in questo link: https://www.musicaeterapia.it/psicoterapeuta-psicoterapia-torino/

Depressione: cause e rimedi

Volto di una persona con umore triste e depresso. Frase che ribadisce che è possibile uscire dalla depressione. tramite l'auto di uno psicologo attraverso una psicoterapia
Viso di una persona triste e depressa. La depressione è una malattia ma è possibile uscirne attraverso l'aiuto di uno psicologo in un percorso di psicoterapia.
Psicologo torino depressione

Nel mio lavoro di psicologo a Torino capita che i pazienti presentino sintomi depressivi. Molto spesso in realtà non si tratta di una vera e propria depressione ma solo di “tratti”, sfumature caratteriali o piuttosto comportamenti che richiamano il quadro depressivo.

Depressione o tristezza?

E’ importante infatti distinguere tra tristezza e depressione vera e propria: può capitare che un periodo di vita difficile ci faccia sentire tristi. Magari perdiamo il lavoro o ci lascia il fidanzato/a e sicuramente il nostro umore diventa nero per questo. Ma questo non vuol dire essere depressi. La tristezza infatti non è una malattia ma una delle emozioni di base presenti in tutti noi; quindi in questi casi non va curata con i farmaci ma solo affrontata e gestita.

Infatti nel nostro parlare comune si sente spesso usare la parola “depressione” senza sapere bene di cosa si sta parlando. Si sente spesso dire “oggi mi sono svegliato male, sono spento e depresso” …. oppure “ieri la mia squadra di calcio del cuore ha perso la partita e oggi mi sento depresso!”. Il termine depressione è quindi entrato nel nostro linguaggio comune e spesso viene usato a sproposito.

Depressione: i sintomi

Esistono diversi tipi di depressione ed è molto importante che la diagnosi sia fatta da un clinico esperto nel settore come uno psicologo psicoterapeuta o uno psichiatra. Ci tengo a sottolineare questo punto perché la depressione è una malattia vera e propria fonte di forti sofferenze ed è importante cercare già dall’inizio di avere una diagnosi precisa in modo da poter scegliere il giusto percorso di cura.

In questo articolo quando parlo di depressione mi riferisco alla depressione maggiore che tra le forme depressive è quella più conosciuta e diffusa in Italia.

Depressione maggiore

Si può definire come un disturbo della sfera emotiva, da distingue dalla demoralizzazione e tristezza per intensità e durata dei sintomi, che porta alla riduzione delle capacità relazionali, lavorative ed affettive della persona. Il sintomo principale è la perdita di interesse verso tutte le attività che prima creavano piacere e interesse nel soggetto; poi si registra un appiattimento del tono dell’umore, apatia (calo di interesse e partecipazione sia intellettuale che affettiva), astenia (sensazione di esaurimento fisico e psichico) disturbi del sonno, disturbi dell’appetito, disturbi gastrointestinali e sintomi cognitivi (riduzione dell’attenzione e concentrazione) . Tutti questi sintomi devono essere presenti per almeno due settimane. Colpisce nel mondo il 4,4 % della popolazione e a soffrirne sono soprattutto le donne, circa due o tre volte di più degli uomini. In italia sono circa 3 milioni le persone che ne soffrono. L’impatto economico di questa malattia nel nostro Paese è di 4 miliardi di euro all’anno.

Cause e rimedi

Riguardo alle cause oggi la ricerca è orientata per un’ origine multifattoriale: ci sono cioè diversi aspetti che intervengono e interagiscono. La genetica gioca un ruolo ma sicuramente è parziale, così come la familiarità. Sono invece particolarmente importanti tutte le condizioni (a partire dalla vita fetale) di esposizione a stress, traumi, abusi, abbandoni, maltrattamenti, perdite affettive. Altri aspetti che possono influire sull’emergere di un disturbo depressivo maggiore sono l’abuso di sostanze, disturbi del sonno e l’alimentazione sbagliata. Quindi non c’è un’unica causa ma un’insieme di fattori che si sommano.

Come si cura la depressione maggiore? E’ possibile uscire dalla depressione? Come ho scritto all’inizio di questo articolo è importante prima di tutto una diagnosi corretta e accurata. Può essere utile l’utilizzo di farmaci almeno nel primo periodo se lo psichiatra lo ritiene necessario. Per comprendere però le cause profonde, affrontare i nodi psicologici sottostanti e cercare di uscire dalla depressione è fondamentale iniziare una psicoterapia con uno psicologo psicoterapeuta.

Psicologia della persona depressa

Di solito la persona depressa si percepisce come incapace di ricevere attenzione e amore, non degna di ascolto e di poter esprimere i propri bisogni emotivi più intimi e profondi. Si ritiene non adeguata e in diritto di essere accettata per quello che è e può dare. Spesso non si sente all’altezza delle situazioni trovandosi quindi a rinunciare ed arrendersi perché non pensa di meritare di raggiungere traguardi e soddisfazioni. Avverte spesso sensi di colpa per i propri bisogni e forte disprezzo o odio di sé. Tutto ciò chiaramente impatta negativamente sull’autostima che è quindi molto bassa.

E’ importante chiarire che queste caratteristiche psicologiche possono essere presenti sia in una persona con una diagnosi di depressione maggiore che in una persona che ha una personalità che funziona in modo depressivo oppure che ha dei tratti depressivi.

Ci sono quindi persone che non rientrano nel quadro della depressione maggiore ma hanno un modo di leggere la realtà e vivere che è depresso.

Psicoterapia della depressione

Esistono due modi generali di affrontare la depressione durante una psicoterapia; si può lavorare sulla gestione dei sintomi e sull’origine oppure sulle cause psicologiche e relazionali/familiari di questo disturbo e sulle dinamiche che lo mantengono. Per mia esperienza e formazione preferisco lavorare il più possibile sul secondo approccio perché alla lunga è quello che favorisce la conoscenza di se stessi e porta ad un cambiamento e crescita psicologica più profondi.

La storia personale e i rapporti familiari

La cura della depressione attraverso la psicoterapia deve partire prima di tutto dalla ricostruzione della storia di vita del soggetto.

E’ importante capire se ci sono stati altri casi di depressione o di tratti depressivi in famiglia soprattutto perché il paziente potrebbe aver assimilato modi di pensare e di vedere la realtà identificandosi con un genitore o familiare. Infatti quando siamo bambini viviamo inconsciamente i genitori come delle entità perfette e onnipotenti.

Non siamo in grado di metterli in discussione e quindi apprendiamo osservandoli e identificandoci con loro, nel bene e nel male!

Le frasi che i genitori ci hanno detto, i giudizi su di noi o sulla realtà ci entrano dentro, diventano parte delle nostre memorie inconsce e diventano come delle lenti attraverso cui guardiamo il mondo.

Credenze e sensi di colpa

Proprio dalle dinamiche familiari possiamo sviluppare delle “credenze” distorte sulla realtà e sui rapporti, che per questo vengono definite “credenze patogene”. Queste influenzano la nostra autostima e i nostro bisogno sano di realizzarci e godere della vita. Si possono sviluppare anche sensi di colpa inconsci; cioè ci convinciamo in modo inconscio che se diventiamo autonomi o ci affermiamo nella vita qualcuno soffrirà o che non siamo meritevoli di amore e stima, che dobbiamo insomma punirci.

Ma fortunatamente una psicoterapia fatta bene può aiutarci a modificare tutti questi meccanismi e riconquistare la serenità.

Conclusioni

Esistono molte forme di depressione; una delle più diffuse è la depressione maggiore. E’ importante distinguere tra l’emozione della tristezza che fa parte della vita e la vera depressione. Quest’ultima colpisce più le donne che gli uomini e ogni anno crea un forte danno sociale ed economico. L’origine è multifattoriale. E’ possibile guarire affrontando una psicoterapia e se necessario assumere alcuni farmaci ma solo per un periodo limitato e seguendo le indicazioni di uno psichiatra.

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Psicologo torino depressione

Esercito la professione di psicologo e psicoterapeuta a Torino presso il mio studio in via Sostegno n.4. Fammi sapere se hai domande o dubbi su questo articolo o su altri temi psicologici.

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Ansia e depressione: come curarsi con la musicoterapia.

Buongiorno a tutti! Il bello del mio lavoro di psicologo è la possibilità di utilizzare diversi tecniche e strumenti che possano favorire benessere, riducendo ansia,stress e depressione.

In questi casi la musica è di grande aiuto!! Tante ricerche testimoniano ormai l’efficacia della musica nel modificare il nostro stato emotivo poiché agisce direttamente sul corpo e sul cervello.

Scegliere il brano giusto

Ecco il brano che vi presento oggi: Rod Stewart “Have you ever seen the rain”

Questo brano è diventato ormai un classico della musica rock-pop americana, anche se in questo caso si tratta di una cover.

Quando lo utilizzo nel mio lavoro di psicologo e musicoterapeuta ho notato che induce una sensazione di contenimento, rassicurazione, quasi una coccola! Però ha anche una forte componente incoraggiante ed è in grado di trasmettere fiducia.

La fiducia è un tema molto importante che prima o poi emerge in un percorso psicologico che mira a risolvere sintomi come ansia e depressione; intesa come fiducia in se stessi, nelle proprie possibilità, risorse e potenzialità. Solo se impariamo a fidarci di più di noi stessi potremmo allora fidarci degli altri.

Per far questo è necessario però sperimentare una relazione terapeutica in grado di modifica le aspettative negative circa se stessi ed il mondo; infatti anche se ce ne rendiamo conto razionalmente a volte non riusciamo a rilassarci nelle relazioni, ad abbassare le difese perché nella nostra storia (in particolare nell’infanzia) abbiamo accumulato esperienze che ci hanno insegnato a dubitare delle intenzioni degli altri e a svalutarci.

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La rabbia (video n.5): rabbia e rigidità del carattere.

In questo video riprendo a parlare della gestione della rabbia e della stretta relazione con la rigidità come tratto caratteriale. Per alcune persone è molto difficile cambiare il proprio punto di vista o anche solo modificarlo un po’ poiché vivono questo fatto come un tradimento verso se stessi, una perdita di una parte della propria identità. Ciascuno di noi guarda la realtà attraverso dei filtri che in psicologia vengono chiamati schemi, spesso inconsci; più sono rigidi più tenderemo ad accumulare frustrazione che si ripercuoteranno necessariamente sulla sfera lavorativa e relazionale.

La creatività ed il piacere possono aiutarci a trovare un potente antidoto contro l’accumulo della frustrazione aiutandoci così a migliorare la qualità della nostra vita.