Che cos’è l’ansia sociale? Con questo articolo affronto un tema importante collegato all’autostima e cioè la paura del giudizio che si concretizza nella forma più semplice e comune nella timidezza e nella sua forma patologica nell’ansia sociale o fobia sociale.
In questo articolo cercherò di distinguere tra timidezza e disturbo d’ansia sociale. Cercherò di spiegare quando si può parlare di una vera e propria patologia su cui è possibile intervenire con la psicoterapia.
Introduzione
Voglio infatti subito chiarire che tutti noi, prima o poi, sperimentiamo episodi di ansia sociale o timidezza. Infatti ogni volta che dobbiamo affrontare un evento sociale dove verremo esposti all’osservazione di altre persone e quindi ad un possibile giudizio, avvertiamo un disagio che è normale se rimane ad un livello tale da non bloccarci o portandoci a rinunciare.
Ci sono anche delle sfumature individuali; alcune persone sono caratterialmente più timide, ma non per questo vivono grosse limitazioni nella vita. Pensiamo ad un grandissimo attore e regista italiano come Massimo Troisi che ha trasformato la sua timidezza in un valore aggiunto nei sui film.
In questo articolo vedremo come questo tipo di ansia sociale può diventare realmente un problema che ci blocca e peggiora la qualità della vita fino a diventare una vera e propria fobia. Vi spiegherò anche quali sono gli interventi terapeutici più efficaci e vi suggerirò quattro semplici tecniche che potrete subito utilizzare. Vorrei però chiarire da subito che ciò non può sostituirsi ad una psicoterapia quando il problema diventa troppo invasivo.
Disturbo d’ansia sociale
Partiamo allora cercando di dare una definizione di disturbo d’ansia sociale. E’ un disturbo molto diffuso nella popolazione (dal 5 al 7 %), la sua caratteristica di base è la paura del giudizio degli altri. Vediamo la definizione che ne dà il DSM: il manuale di riferimento per quanto riguarda la diagnosi dei disturbi mentali: “Paura marcata e persistente di una o più situazioni sociali o prestazionali nelle quali la persona è esposta a persone non familiari o al possibile giudizio degli altri. L’individuo teme di agire (o di mostrare sintomi di ansia) in modo umiliante o imbarazzante.”
Da questa definizione emerge quindi chiaramente come il fattore principale sia la paura del giudizio. Chi ne soffre ha paura di mostrare i sintomi della propria ansia, come tremore, rossore, sudorazione intensa, sensazione di blocco mentale, amnesia, abbassamento o tremore nel tono della voce, tachicardia e inoltre teme di comportarsi in modo goffo e inadeguato. Chi ne soffre sperimenta inoltre una intensa aspettativa del fallimento e della critica da parte degli altri. L’insieme di queste sintomatologie si evidenziano spesso drammaticamente nelle occasioni in cui occorre parlare in pubblico.
Il manuale specifica inoltre che se questi sintomi durano per più di 6 mesi e compromettono la vita sociale e lavorativa allora, molto probabilmente, siamo di fronte ad un vero e proprio disturbo (quindi non si può parlare più di sola timidezza) che sarà bene affrontare in una psicoterapia.
Ansia sociale: comportamenti che peggiorano e mantengono il disturbo
Esistono una serie di comportamenti che, oltre a mantenere il disturbo, poi contribuiscono a peggiorare la situazione. A) Evitamento: di fronte a situazioni ansiogene tendiamo tutti ad evitare il disagio che ci provocano; questa strategia però ci crea limitazioni nella vita sociale peggiorando il disturbo e la conseguente idea di non essere in grado di affrontare quelle situazioni. Il risultato non può che essere una riduzione dell’autostima.
B) Anticipazione negativa: consiste nell’immaginare situazioni di forte ansia e disagio prima ancora di sperimentarle; ad esempio se in una riunione devo parlare difronte ad alcuni colleghi immagino già di avere la bocca secca, di sbagliare le parole, di bloccarmi nel discorso e di essere deriso o criticato. Queste aspettative negative oltre a creare sofferenza contribuiscono a mantenere in piedi il disturbo. Si prefigurano così immagini catastrofiche che drammatizzeranno la situazione, con un effetto di profezia autorealizzante. Vi faccio notare come questo meccanismo non fa altro che andare a rinforzare le credenze patologiche su di se che ognuno di noi ha.
Rimedi
Come uscire da tutto questo? Molte ricerche scientifiche hanno dimostrato che la strada più efficace è la psicoterapia. L’approccio migliore prevede 3 tappe fondamentali:
a) storia di vita del soggetto: si ricostruisce con il soggetto la sua storia familiare e evolutiva andando alla ricerca di quelle situazioni familiari o sociali alla base di quelle credenze patogene e inconsce all’origine della fobia sociale.
Infatti le persone spesso non capiscono l’origine delle loro paure ma attraverso questo tipo di ricerca non è raro che scoprano che esse sono strettamente legate a dinamiche e modalità relazionali vissute in famiglia. Ad esempio può capitare di nascere in una famiglia dove è già presente una forte ansia per il giudizio, la tendenza al perfezionismo, la paura ad esprimersi; queste modalità vengono facilmente assimilate dal soggetto senza che egli ne abbia consapevolezza e non è raro che giunga ad identificarsi con esse. La stessa cosa avviene quando i nostri errori vengono corretti con eccessiva severità creando così non solo sensi di colpa e vergogna ma impattando negativamente sulla nostra autostima.
b) mettere in discussione i pensieri automatici: si aiuta la persona a prendere consapevolezza delle proprie credenze automatiche al fine di distanziarsene. Si riduce in questo modo la tendenza alla drammatizzazione dei propri vissuti.
c) l’esposizione in vivo: si costruisce in terapia una scala delle 10 situazioni dove si sperimenta più ansia sociale, mettendo al primo posto quella che crea più ansia e al decimo quella che crea meno ansia. Si aiuta poi la persona ad affrontarle una alla volta in modo che possa scoprire di essere in grado di gestirle. Ciò non potrà che aumentare la fiducia in se stesso e l’autostima.
Tre consigli pratici
se la vostra è una leggera ansia sociale vi basterà seguire alcuni semplici consigli per ridurre la sensazione di disagio.
A) Un primo consiglio è razionalizzare la paura prima di parlare in pubblico o in una qualsiasi situazione sociale provando a chiedersi: ma l’ansia che sto provando è davvero proporzionata alla situazione? Per contrastare la tendenza all’evitamento posso invece domandarmi: mi conviene lasciar scappare questa occasione sociale o lavorativa?
B) Poi è importante esporsi gradualmente alle situazioni che più ci fanno paura creando, come ho spiegato prima, una lista delle 10 situazioni che ci trasmettono più ansia e provando pian paino ad affrontarle; si parte dalla situazione che provoca meno ansia e si passa alla successiva solo dopo che avvertiamo una sostanziale riduzione dell’ansia.
C)Inoltre può essere utile abbinare semplici tecniche di respirazione come la respirazione diaframmatica per una riduzione immediata dell’ansia o tecniche più complesse come il training autogeno che nel lungo periodo possono essere di aiuto.
D) Se dovete parlare in pubblico provate ad osservarlo un po’ prima di salire sul palco in modo da renderlo più familiare. Potete anche immaginate le persone in una situazione quotidiana. Questo vi aiuterà a familiarizzare con il pubblico e ad avvertire meno paura del loro giudizio nei vostri confronti. Se questi 4 consigli non dovessero bastarvi allora vi consiglio di rivolgervi ad uno psicologo psicoterapeuta per aiutarvi a superare il problema.
Perché è in aumento?
Ma perché questo tipo di ansia è in aumento? Uno dei più importanti fattori è a mio parere legato al tipo di società in cui viviamo con ritmi sempre più frenetici e dalle esigenze che essa ha nei nostri confronti rispetto al passato: sempre più spesso ci viene richiesto di rendere al massimo delle nostre possibilità, di mostrarci prestanti ed efficienti in ogni occasione.
Insomma in questo mondo, dove tutto corre sempre più veloce, la tua autostima è sempre più determinata dal valore che gli altri ti attribuiscono piuttosto che dalle risorse che possiedi e che vorresti esprimere. L’invito è quindi quello di puntare a sviluppare se stessi dando meno peso alle aspettative degli altri riscoprendo così la nostra unicità.
Conclusioni
Tutti prima o pio sperimentiamo un po’ d’ansia sociale. Diventa un problema se ci blocca eccessivamente e ci fa rinunciare a occasioni importanti che la vita ci offre. In questo caso è importante farsi aiutare da uno psicologo psicoterapeuta e iniziare una psicoterapia.
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