Psicologo torino per ansia, attacchi di panico, autostima, depressione, difficoltà relazionali. Supporto psicologico e psicoterapia in studio e online su Skype e WhatsApp.
Buongiorno a tutti! Il bello del mio lavoro di psicologo è la possibilità di utilizzare diversi tecniche e strumenti che possano favorire benessere, riducendo ansia,stress e depressione.
In questi casi la musica è di grande aiuto!! Tante ricerche testimoniano ormai l’efficacia della musica nel modificare il nostro stato emotivo poiché agisce direttamente sul corpo e sul cervello.
Scegliere il brano giusto
Ecco il brano che vi presento oggi: Rod Stewart “Have you ever seen the rain”
Questo brano è diventato ormai un classico della musica rock-pop americana, anche se in questo caso si tratta di una cover.
Quando lo utilizzo nel mio lavoro di psicologo e musicoterapeuta ho notato che induce una sensazione di contenimento, rassicurazione, quasi una coccola! Però ha anche una forte componente incoraggiante ed è in grado di trasmettere fiducia.
La fiducia è un tema molto importante che prima o poi emerge in un percorso psicologico che mira a risolvere sintomi come ansia e depressione; intesa come fiducia in se stessi, nelle proprie possibilità, risorse e potenzialità. Solo se impariamo a fidarci di più di noi stessi potremmo allora fidarci degli altri.
Per far questo è necessario però sperimentare una relazione terapeutica in grado di modifica le aspettative negative circa se stessi ed il mondo; infatti anche se ce ne rendiamo conto razionalmente a volte non riusciamo a rilassarci nelle relazioni, ad abbassare le difese perché nella nostra storia (in particolare nell’infanzia) abbiamo accumulato esperienze che ci hanno insegnato a dubitare delle intenzioni degli altri e a svalutarci.
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Non è sempre facile far andare d’accordo cuore e cervello, ragione e sentimento!!
Eppure l’equilibrio emotivo e la felicità consistono proprio in un buon equilibrio tra queste nostre due parti.
Come fare allora a farle andare d’accordo?
Una risposta valida ce la fornisce “l’intelligenza emotiva“.
Di cosa si tratta? Ce lo spiega la collega dott.ssa Marina Annunziata (esperta certificata in tecniche di intelligenza emotiva) nelle righe che seguono:
“Esistono due tipi di intelligenza: una razionale con cui capiamo le cose concrete, e una emotiva con la quale riusciamo ad analizzare il complicato meccanismo delle emozioni umane, i nostri sentimenti e quelli degli altri e ad agire di conseguenza.
L’intelligenza emotiva è un aspetto dell’intelligenza legato alla capacità di riconoscere, utilizzare, comprendere e gestire in modo consapevole le proprie e le altrui emozioni.
E’ la capacità di distinguere tra sentimenti e sensazioni e di utilizzare queste informazioni per guidare i propri sentimenti e le proprie azioni.
Come citava Daniel Goleman:” Se riesci a tradurre in parole ciò che senti, questo ti appartiene”.
Da questa affermazione possiamo dedurre che tutto ciò che sentiamo e a cui non riusciamo a dare un nome finisce per diventare un vissuto estraneo alla nostra vita, alla nostra realtà. Durante il workshop del 26 maggio (vedi il link al fondo dell’articolo) faremo un viaggio intorno al mondo delle emozioni per migliorare le competenze emotive e relazionali: la consapevolezza delle proprie e altrui emozioni diventa così strumento privilegiato per creare armonia e benessere tra le persone.”
Il 26 maggio 2019 io e la dott. ssa Annunziata condurremo un workshop basato sull’integrazione di tre tecniche differenti e utili a migliorare il benessere psicofisico. Riporto qui di seguito le parole della collega che descrivono bene gli obiettivi di questa integrazione:
“L’integrazione tra le tecniche di Intelligenza Emotiva, Musicoterapia e Mindfulness può portare a concreti benefici nella riduzione dello stress, nel riconoscimento delle proprie e altrui emozioni, nella capacità di prestare attenzione in modo “intenzionale”, “aperto” e “non giudicante” al momento presente sviluppando così una forma di intelligenza pratica che permette di prendere maggiormente consapevolezza delle proprie forze e risorse interne”
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Il 2 marzo 2019 io e la collega dott. ssa Marina Annunziata condurremo un workshop esperienziale durante il quale verranno proposte diverse attività finalizzate alla gestione e cura dell’ansia e dello stress. Una giornata intera dedicata al benessere psicofisico!!
utilizzeremo tecniche efficaci per gestire l’ansia e lo stress!!
Ecco la presentazione ed i dettagli:
“STACCA LA SPINA E RITROVA IL BENESSERE con il metodo M.M.I.E. (Musicoterapia Mindfulness-Intelligenza Emotiva)”
Durante il workshop (della durata di 8 ore) io e la dott.ssa Marina Annunziata (esperta in Mindfulness Based Therapy e Tecniche di Intelligenza Emotiva) proporremo una serie di attività pratiche finalizzate a produrre benessere psicofisico.
Sarà rivolto ad un piccolo gruppo di massimo 12 persone proprio per assicurare attenzione ed ascolto di qualità per tutti.
Quindi se siete interessati affrettatevi a prenotare il vostro posto!!
Il costo sarà di 80€ per un’intera giornata di attività (dalle 9.00 alle 18.00).
Dove: il workshop si terrà presso il centro ANMA in via Cibrario 14 Torino.
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Chi di noi non l’ha mai provata? Magari prima di un impegno di lavoro importante o prima di un esame…. Spesso cerchiamo dei rimedi per l’ansia, ma è prima importante cercare di capire cos’è . Cerchi uno psicologo a Torino per l’ansia?
Ho pensato di pubblicare una serie di articoli su questo tema per cercare di fare chiarezza su cosa realmente sia l’ansia e fornire alcuni strumenti pratici per gestirla che utilizzo nel mio lavoro di psicologo a Torino.
E’ prima di tutto necessario distinguere tra paura e ansia; nel linguaggio comune vengono spesso usati come sinonimi ma non è così….
La paura
E’ una delle sei emozioni primarie, insieme a rabbia-disgusto-sorpresa-gioia-tristezza; come tale è quindi “scritta” nel nostro codice genetico ed è una risposta automatica ed istintiva a pericoli reali che possono mettere a rischio la nostra sopravvivenza.
La natura ci ha donato questa emozione per aumentare le nostre probabilità di sopravvivenza: se ad esempio incontro un animale pericoloso come un serpente o un leone la paura mette in allarme il mio Sistema Nervoso Autonomo preparandomi ad una reazione, che sarà quindi fisiologica, naturale e spontanea.
Ma anche se viviamo in una città la paura è utile: ad esempio se attraverso una strada e improvvisamente mi accorgo di una macchina che mi viene incontro la paura mi farà aumentare il passo o retrocedere per salvarmi la vita!
Questa emozione attiva principalmente tre tipi di comportamenti “automatici” che condividiamo con il mondo animale.
Le tre reazioni automatiche alla paura
Attacco: il nostro organismo si prepara al combattimento grazie alla produzione di sostanze come l’adrenalina e altri ormoni dello stress, aumenta la frequenza dei battiti cardiaci ed il respiro si fa più profondo e veloce aumentando la quantità di ossigeno nel sangue che apporta così più zuccheri nei muscoli delle gambe e delle braccia .
Fuga: in questo caso l’attivazione fisiologica generale del Sistema Nervoso Autonomo descritta sopra viene utilizzata per allontanarsi dallo stimolo, poiché il nostro cervello ha fatto una veloce valutazione e concluso che è più conveniente non combatterlo ma allontanarsi da esso (esempio: se incontro nella foresta un predatore il comportamento più efficace da utilizzare è spesso quello di allontanarsi).
Congelamento: alcuni animali quando incontrano un predatore fanno finta di essere morti o si immobilizzano sperando di non essere visti; anche a noi umani può succedere di immobilizzarci difronte ad un pericolo.
Come è facile intuire la paura deriva da uno stimolo REALE che può essere visivo, olfattivo, tattile, uditivo. Le nostre reazioni fisiologiche ci legano quindi al mondo animale e sono principalmente collegate all’amigdala che regola le emozioni primarie.
Ma l’essere umano può provare paura anche in situazioni dove oggettivamente non è a rischio la nostra sopravvivenza fisica (un’ interrogazione a scuola, un colloquio di lavoro, un primo appuntamento con una persona che ci piace, ecc..)
Questa tipologia di paure può diventare così intensa ed invalidante da trasformarsi in patologia.
Paure di questo tipo vengono definite fobie: ce ne sono di tantissimi tipi, da quella per i piccioni a quella per l’aereo e creano una reazione di paura sproporzionata rispetto all’entità dello stimolo. Ciò succede perché il cervello umano è in grado di apprendere e formarsi delle paure specifiche (dette appunto fobie specifiche) che in realtà sono prive di razionalità oggettiva.
L’ansia
E’ una complessa combinazione di emozioni che includono paura, apprensione, preoccupazione, abbinata a sensazioni fisiche come palpitazioni, dolori al petto, respiro corto, nausea, tremori e fantasie anticipatorie.
Si distingue quindi dalla paura perché è più vaga, aspecifica e può derivare o da un pericolo percepito (es: ” se fallisco questo esame universitario la mia vita è finita!”) oppure da un conflitto interiore ( es: ” se mi permetto di esprimere la rabbia le persone intorno a me soffriranno” ).
E’ importante questa distinzione perché i rimedi per l’ansia saranno diversi a seconda che l’origine sia “interna” alla psiche dell’individuo o esterna.
E’ importante chiarire fin da subito che l’ansia è utile e adattiva!! Questa frase può sembrare contro intuitiva, ma è proprio così! L’ansia infatti ci aiuta a riconoscere una situazione potenzialmente dannosa per noi.
Esempio
Immaginiamo una situazione lavorativa dove a causa del taglio del personale rischio di perdere il lavoro necessario per pagare l’affitto e comprare il cibo; provare ansia in questo caso mi attiverà per trovare delle strategie di intervento, come ad esempio parlare con il mio capo, cercare di esaltare maggiormente le mie competenza, modificare dei comportamenti che possono danneggiarmi come ad esempio essere poco collaborativo con i colleghi.
Psicologo Torino Ansia: esercizi pratici
Come psicologo a Torino spesso aiuto i miei pazienti a gestire l’ansia. Elenco qui di seguito alcuni esercizi pratici che spero possano essere d’aiuto:
1) Distingui tra ansia e paura: prova a scrivere a mano libera su di un foglio la situazione che ti crea malessere e cerca di capire se c’è un pericolo reale (che determina una giusta reazione di paura) oppure se stai anticipando un pericolo futuro (situazione tipica che genera ansia anticipatoria)
2) rileggi quello che hai scritto e prova a “distaccarti ” per un momento da quello che stai provando; prova cioè a pensare che quello che leggi sia il racconto di una tua amica e analizzalo. Fatti questa domanda: ma in una scala da uno a dieci quanto è reale il pericolo o la situazione descritta e quanto è immaginaria?
3) una volta che hai capito quanto è realistica o immaginaria la situazione descritta prova a farti questa domanda: su cosa posso io realisticamente intervenire? Che cosa invece non dipende da me e dal mio controllo?
4) prova a pensare ad un piano pratico per intervenire su ciò che puoi modificare e mettilo in atto.
5) ora rileggi dal foglio che prima hai scritto tutte quelle parti che invece sono delle anticipazioni esagerate e catastrofiche; prova a scriverle su di un foglio e crea un tuo rito per liberartene! Puoi ad esempio provare a fare in mille pezzi quel foglio (oppure scioglierlo nell’acqua o bruciarlo in sicurezza) facendo intanto dei respiri profondi (se ti va puoi provare la respirazione diafframmatica).
Conclusioni
Quindi per riassumere la paura deriva principalmente da uno stimolo/pericolo reale.
L’ ansia si attiva con uno stimolo percepito di natura prevalentemente soggettivo.
Quindi spesso per trovare dei validi rimedi all’ansia è necessario lavorare in seduta sul vissuto soggettivo , cioè sul modo unico in cui ciascuno di noi vive e dà significato alla realtà.
Bene, per questo primo articolo introduttivo sull’ansia mi fermo qui. Pubblicherò a breve altri articoli su questo argomento.
Cercherò di suggerire alcune tecniche e rimedi pratici per l’ansia.
L’obiettivo sarà ridurre l’ansia in eccesso e gestire quella “fisiologica”, cioè legata e generata inevitabilmente dal nostro vivere quotidiano.
Per info e domande contattami liberamente.
Effettuo interventi di sostegno psicologico e psicoterapia nel mio studio di psicologia a Torino oppure online attraverso Skype e le video chiamate di whatsapp.
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Nel mio lavoro di psicologo ho notato che spesso le difficoltà nella gestione e controllo dell’ansia sono collegate allo nostro stile di vita che ci induce ad allontanare la mente dal presente, dal qui e ora: questo peggiora la nostra qualità di vita poiché ci sentiamo sempre in affanno e preoccupati. Quando questo stato si prolunga nel tempo possono emergere anche sintomi fisici (somatizzazione) come ulcere, gastriti, contratture, cefalea, ecc…
Ho realizzato questa breve video analisi dove descrivo un brano musicale in grado di facilitare la gestione e riduzione dell’ansia e dello stress.
Ecco il link del brano descritto:
In che modo la musicoterapia può aiutare la gestione dell’ansia durante un percorso di cura con uno psicologo?
Effetto psicologico della musica
La musica ha un effetto diretto sulla produzione e regolazione delle emozioni. Agisce anche sul nostro corpo attraverso le vibrazioni che si diffondono in esso agendo (a seconda del brano ascoltato) come un vero e proprio “massaggio rilassante”!
Nel brano in questione la presenza di note lunghe e frequenze basse favoriscono il rallentamento del ritmo cardio-respiratorio, allungando i cicli respiratori. E’ risaputo infatti che una respirazione più lenta con delle brevi fasi di inspirazione e fasi più lunghe di espirazione permette di ridurre l’attività mentale in eccesso e ci fa sentire più “centrati”.
I pensieri infatti diventano meno invadenti, intrusivi e opprimenti. Si ha la sensazione di presa di distanza dalla nostra mente e non ci sentiamo più completamente immersi in pensieri che generano ansia e stress.
Dedicare anche solo pochi minuti al giorno a se stessi, ad esempio con delle semplici tecniche di respirazione magari abbinate all’ascolto di un brano musicale specifico, ci aiuta poco alla volta ad abbassare tutta questa attività mentale in eccesso aiutandoci poco alla volta a ritrovare un maggior benessere che si manifesterà con maggiori momenti di serenità e piacere.
Dobbiamo ricordarci ogni giorno che viviamo per goderci il più possibile il passaggio su questa terra!
Ma a volte per alcuni di noi sembra difficile farlo. Spesso cresciamo con delle idee su di noi e sul mondo che condizionano il nostro modo di vivere i rapporti umani e le aspettative che abbiamo di su essi; ciò ci crea sofferenza e insoddisfazione.
Impariamo allora a conoscerci, a capire chi siamo, in modo da essere alleati di noi stessi e non nemici.
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E’ possibile curare l’ansia attraverso l’utilizzo della musica?
Ovviamente è una domanda retorica…come potete immaginare la risposta è sì! Ciò è possibile grazie ai benefici della musicoterapia. Vediamo in cosa consiste.
La musicoterapia recettiva
Questo tipo di musicoterapia si basa sull’ascolto di musica pre-registrata attraverso un normale riproduttore (l’importante è che il risultato sonoro sia di buona qualità!). Può essere utilizzato qualsiasi genere musicale per raggiungere lo scopo: infatti attraverso una specifica formazione, il musicoterapeuta utilizzerà la sua conoscenza sugli effetti che i principali parametri sonoro musicali (durata, intensità, timbro e altezza) hanno sulla mente e sul corpo. Dopo l’ascolto lo psicologo (adeguatamente formato come musicoterapeuta) invita il soggetto a raccontare le emozioni che ha provato e le immagini che si sono generate nella sua mente.
Ecco il link del brano descritto nel video:
Quando utilizzo questo brano nel mio lavoro di psicologo a Torino ho notato che in media induce un sensazione di rilassamento; questo è dovuto al ritmo lento, la presenza di note lunghe e dal modo in cui viene suonata la chitarra.
Un consiglio su come ascoltarlo? Provate a regalarvi alcuni minuti di “stop” dalle attività quotidiane, lasciando andare i pensieri e le preoccupazioni almeno per i minuti della durata del brano.
Buon ascolto!
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Nella mia attività di psicologo spesso utilizzo la musica come mezzo per migliorare il benessere e favorire la consapevolezza di se stessi. L’intermezzo dell’Opera “Cavalleria Rusticana” può essere considerato un brano rilassante, regressivo, piacevolmente malinconico e quindi utile per ridurre l’ansia. Spesso lo utilizzo nel mio lavoro di musicoterapeuta e psicologo psicoterapeuta a Torino sia con applicazione individuale che gruppale.
Ogni volta che ho utilizzato questo brano durante le sedute è emersa negli ascoltatori la sensazione di un inizio di percorso o “viaggio” che può essere inteso come incoraggiamento all’esplorazione psicologica interna e quindi alla conoscenza del Se più autentico di ciascuno di noi.
Ma è contemporaneamente un invito all’apertura, sia in senso relazionale sia nel senso di “agire praticamente nel mondo esterno“; questo è dovuto probabilmente all’utilizzo dei volumi. Infatti si passa da volumi molto bassi con note lunghe (che promuovono l’introspezione psicologica) a volumi alti con note acute che creano uno stato di attivazione psichica.
E’ quindi un brano molto utile per promuovere un “progressivo risveglio” per quelle persone che si trovano in uno stato di ritiro relazionale a causa di problemi psicologici (come depressione) o per problemi di salute generale.
Anche questo brano dimostra come la musica può essere uno strumento fondamentale per imparare a diventare consapevoli delle proprie emozioni ed imparare a gestirle. La musicoterapia, se utilizzata correttamente, può essere un valido strumento per il clinico in seduta sia per inquadrare meglio il funzionamento psicologico della persona (quindi a scopo diagnostico) sia per facilitare nel paziente un cambiamento che passa attraverso la conoscenza di se stessi e del proprio modo di guardare al mondo, quindi della propria soggettività.
Ecco il link del brano descritto nel video:
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Trasmette una sensazione di liberazione, carica emotiva ed aiuta a ridurre le tensioni, può aiutare a gestire l’ansia e gestire il controllo.
Ascoltare brani di questo tipo può aiutare a ridurre le condizioni di stress e ansia che possono sfociare nell’ attacco di panico. Per chi si occupa di musicoterapia può essere utile per favorire il lavoro in gruppo, poiché la coralità del brano incoraggia la collaborazione e la condivisione.
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Sono molti anni ormai che la psicoterapia viene studiata, sia attraverso ricerche ti tipo qualitativo (senza cioè dei dati studiabili statisticamente, ma solo attraverso il report di casi clinici) sia quantitativamente (attraverso strumenti di osservazione statistici applicati ad un campione di soggetti ampio, producendo così dati scientificamente validi).
L’efficacia della psicoterapia individuale è ormai accertata (Gabbard, 2015). Esistono ormai tante ricerche che dimostrano in modo inequivocabile l’efficacia della psicoterapia individuale nel trattare sintomi come ansia o depressione e nel migliorare la qualità di vita (Luborsky et al., 1975; Shedler, 2010; Smith et al., 1980).
Le ricerche in campo biopsicologico hanno recentemente dimostrato che la relazione ed i fattori psicosociali modificano l’espressione genetica (Tienari et al.,2004) e che i trattamenti psicologici influiscono e modificano l’attività cerebrale ( Wykes et al., 2002; Roffman et al., 2005).
Durata della psicoterapia
Molti studi dimostrano l’efficacia di differenti forme di psicoterapia per il trattamento di quasi tutti i disturbi mentali e fisici, confrontandoli con interventi placebo (Heru, 2006).
Il trattamento non deve essere per forza lungo; esistono ormai diverse forme di psicoterapia breve che in poco tempo (da 8 a 15 sedute max) riescono a risolvere sintomi specifici o problemi relazionali. Anche in questo campo ci sono ormai tantissime ricerche che lo dimostrano (Crits-Christoph, 1992; Anderson e Lambert, 1995; Abbass et al., 2006). La differenza di efficacia tra psicoterapie brevi e lunghe sta nella gravità dei sintomi e della durata del disturbo; le terapie lunghe di tipo psicodinamico, ad esempio, sembrano più indicate nei casi gravi e cronici (Leichsenring e Rabung, 2008).
La relazione terapeutica e la fiducia
Il fulcro principale di qualsiasi forma di psicoterapia è la relazione; ecco perché il professionista, psicologo o medico psichiatra, deve essere sufficientemente formato su tutti gli aspetti che concorrono a formare e mantenere una buona relazione; dagli aspetti verbali (ad esempio il tipo di linguaggio utilizzato), a quelli non verbali ( il riconoscimento dei messaggi lanciati dal corpo e l’utilizzo della voce), alla gestione emotiva di se stessi ed al riconoscimento delle emozioni provate dal paziente, allo sviluppo di capacità empatiche e relazionali. Tutto ciò è la base sulla quale poi si inseriscono le conoscenze tecniche di interventi specifici che ogni scuola di psicoterapia propone.
Intervento personalizzato
La ricerca del “senso” del disturbo (es: ansia, panico o depressione) è fondamentale per i nostri pazienti (Barron, 2005) che ci chiedono soprattutto di essere ascoltati, riconosciuti ed incoraggiati nella loro soggettività. Allora una delle maggiori peculiarità dello psicologo-psicoterapeuta sarà quella di costruire un intervento ritagliato sulla specifica persona che ci chiede aiuto, basandosi sulle proprie caratteristiche personologiche ( meccanismi di difesa utilizzati, aspettative e modalità relazionali apprese nel corso della vita, sintomi presentati ecc..) e sui suoi specifici bisogni ( riconoscimento, stima, dipendenza, autonomia ecc…) che solo la formazione specifica da psicologo e da psicoterapeuta può fornire al professionista.
Costi
La psicoterapia è quindi un intervento altamente professionale e come tale ha un costo; tuttavia diverse ricerche dimostrano come aumentare la spesa pubblica e privata in psicoterapia (nell’area dei disturbi mentali e psicosomatici) è un modo in realtà per risparmiare future spese e disagi legati al cronicizzarsi dei sintomi che può portare a diversi tipi di inabilità e patologie croniche che finiscono per pesare sulla società e peggiorare la qualità di vita dei pazienti (Gabbard et al., 1997). Infondo l’obbiettivo principale della psicoterapia è aumentare il benessere sia psicologico che economico dell’individuo.
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Tutti prima o poi lo abbiamo sperimentato….arriva nei momenti più inaspettati, magari in quelli più piacevoli, proprio quando stiamo bene o ci succede qualcosa di positivo. Ma perché? Siamo forse masochisti?
La buona notizia è che possiamo liberarcene!
Naturalmente esiste anche un senso di colpa sano, forse sarebbe meglio chiamarlo senso di responsabilità o di giustizia legato sia alle regole morali che abbiamo appreso dal contesto sociale (famiglia, scuola, amici, ecc..) che all’etica personale (cioè il senso del giusto o sbagliato che è insito in noi, frutto di riflessioni personali e chissà forse in parte innato). Quando sento di aver intenzionalmente fatto del male a qualcuno, di aver tradito la fiducia delle persone che amo, di non aver rispettato delle regole in cui credo, ecco che allora sentirsi in difetto e responsabili è corretto perché ci permette di prendere coscienza dei nostri comportamenti, delle conseguenze che hanno e di imparare così a correggere il nostro comportamento per la prossima volta; infatti tutti sbagliamo e non è una colpa!!
Il vero senso di colpa infatti è un’altra cosa. Se ci torturiamo per cose su cui non abbiamo una responsabilità diretta, oppure non riusciamo a lasciar andare il ricordo di errori del passato che ci perseguitano nel presente, continuando a rivivere quei momenti, allora si parla di senso di colpa patologico.
infatti in questo caso può indicare una nostra tendenza inconscia a cercare di avere un controllo eccessivo di noi stessi e della realtà e una ricerca “onnipotente” di allontanare da noi emozioni, fatti, nostre “parti” che non ci piacciono che non vogliamo accogliere ed accettare. Intendiamoci: accettare è molto diverso da rassegnarsi; infatti nel primo caso ci sentiamo più leggeri e saggi di prima, mentre nel secondo caso il senso di pesantezza rimane.
Se guardiamo alla storia e alla nostra società il senso di colpa è sempre strato uno strumento molto potente per manipolarci; è uno strumento sia dalle religioni sia dalle istituzioni di potere per controllare e limitare la libertà di pensiero e d’azione delle persone. Infondo quanto male ha fatto il “buonismo” alla nostra società?
I manipolatori cercano di indurre il senso di colpa poiché l’emozione spiacevole associata ci rende arrendevoli e così diventa più facile approfittarsi di noi.
Insomma liberarsi dal senso di colpa inutile significa diventare più liberi, più responsabili di se stessi, in pratica più adulti.
Lo vogliamo veramente? Vogliamo veramente cogliere le opportunità che ci offre la vita e prenderci carico delle nostre scelte ed azioni?
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